Stai consultando: 'Colledara - aggiuntovi: Da Colledara a Firenze', Fedele Romani

   

Pagina (86/336)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (86/336)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   come spesso gli accadeva quando tornava dalle feste, gli accadde, dico, di non guardar bene per terra, di mettere il piede in fallo e di precipitar dentro una vecchia fornace. Appena fu nel fondo, ed ebbe, nonostante l'oscurità, una qualche cognizione del suo stato, la paura lo guari quasi subito delio stordimento causato da quella strana danza allo scarso lume delle stelle; e, mentre pensava al modo di potersi cavare da quel brutto impiccio; ecco che precipita giù qualche cosa di più scuro ancora della scura fornace ; e, li per lì, al veder risplendere la fosca luce di due occhi terribili e al sentir un sordo brontolio, pensò d'esser caduto nell'inferno, e che quello fosse il diavolo che tornasse a casa; ma dopo qualche minuto dovè persuadersi che quel diavolo non somigliava punto al mostro che egli aveva visto più volte dipinto sotto i piedi di S. Michele Arcangelo, e che somigliava, invece, moltissimo a un lupo. Allora si ricordò (ma tutto questo avvenne in un lampo) che i lupi, i quali fanno paura a tutti, hanno anch'essi paura, alla loro volta, di due cose: del fuoco e del suono del tamburo. Egli non aveva fuoco, ma ben aveva con sè il fido tamburo, che portava a tracolia, e che era, naturalmente, caduto con lui. Allora, prima che il lupo avesse il tempo di riaversi e di acquistar piena conoscenza del suo compagno di prigionia, afferrate le bacchette, si diè con tutta forza a stamburare ; e così, senza mai smettere un solo istante, stamburò tutta la notte, esaurendo e ripetendo più volte tutto il suo repertorio. Il lupo, tenuto in riguardo da quel suono, gettava, sì, lampi dagli occhi e digrignava ferocemente, ma se ne stette sempre rincantucciato in un angolo di quell'oscuro fondo, il più lontano che poteva da quella tempesta. All'alba, finalmente, la gente, richiamata da quella insolita musica di guerra, che sul primo