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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   molto quella fretta, e, agitandosi con tutta la persona e dimenando le braccia, sembrava volessero dire: — Per carità, non correte così, che, la fretta
   .... l'onestate ad ogni atto dismaga.
   Ma, più esse supplicavano, e più quelli che le reggevano sulle spalle, sudati, rossi, affaticati, erano costretti a correre dietro quel furioso batter di tamburi e dietro le lunghe gambe del parroco. La statua della Madonna del Rosario, con lo sguardo levato al cielo, si raccomandava a suo Figlio che la liberasse da quel martirio : S. Antonio di Padova minacciava di gettar a terra il Bambino, se non la facevano finita; ma era come parlare ai sordi: trrinn tà tà, trrinn tà tà....
   S. Paolo possedeva tre statue mobili. Chiamo mobili le statue che possono mutar di luogo e si possono trasportare, per distinguerle da quelle ornamentali, che restano sempre immobili nel posto loro assegnato dall'artista. Di queste ultime la chiesa di S. Paolo ne ha due, nella decorazione dell'aitar maggiore: S. Pietro e Paolo. L'uno, con la barba corta e grigia e col cranio calvo, tiene in mano le chiavi false che gli servirono per rubare un prosciutto, che a Gesù Cristo disse d'aver trovato; e Gesù l'obbligò a gridare per le strade: — Chi ha perduto un prosciutto? — Ma S. Pietro, furbo, gridava, sì, ad alta voce: — Chi ha perduto.... — ma mormorava appena: — un prosciutto ; — e così il padrone non si fece vivo, e il prosciutto rimase a Pietro. L'altro santo, calvo anch'esso, e pensoso, ma con lungo barbone scuro, tiene ancora in mano l'enorme spadone con cui tagliò l'orecchio * un fariseo.
   La chiesa di S. Paolo, dunque, aveva tre statue mo-kfiì: la Madonna del Rosario, S. Antonio e la Madonna