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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   posto. Cosė fu sedata la tempesta; e i demonii ridevano e si stropicciavano le nere unghiate mani dalla gioia.
   Mentre la processione riempie di canti sacerdotali e di stamburate le vie, per solito cosė tranquille, della campagna, e gli stendardi lieti di respirare a pieni polmoni quell'aria libera, che non odora nč d'incenso, nč di candele, nč di morti, fanno mille giuochi coi rami delle querce ; in casa c' č un grande affaccendarsi per il pranzo. La mamma č andata alla prima messa e ha dovuto rinunziare alla messa cantata per non allontanarsi dal campo di battaglia, e impartire ordini, disporre, preparare e dare una mano sapiente. Il corpo della servitų č stato rinforzato di parecchi elementi avventizii ; e questo non contribuisce molto, a dir vero, al buon andamento dei preparativi. Gli ordini non sono sempre compresi, nč eseguiti con esattezza : la nuova gente non conosce bene le abitudini della casa, nč sa prevenire e comprender bene le intenzioni della mamma, spesso tradite dalla parola troppo rapida e sintetica ; e la mamma stessa, tolta alla serenitā della vita abituale, spesso affolla troppi ordini in una volta, e poi sfoga in rimproveri, non sempre, a dir vero, del tutto giusti, l'agitazione dell'animo suo per il disordine che vede intorno a sč. Si nota da per tutto un grande ardore: gli armadii si aprono e si chiudono ; i bicchieri, le forchette e i piatti danzano allegramente tra loro; e, gių per le scale di pietra s'odono stridere, tra dolorosi guizzi di nervi, le grosse scarpe ferrate; e pare che chi le porta, pių che scendere scalino per scalino, vada in fondo con rovina precipitosa.