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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Io ora non vivo più, da molti anni, a Colledara; e, nelle brevi e rare visite che mi riesce di fargli, sono più attratto dalle voci del passato, le quali mi chiamano d'ogni parte, che dalle novità dei fatti presenti. Ma non c'è bisogno di una lunga e attenta osservazione per notare alcuni profondi mutamenti che, sebbene con molta lentezza, si vanno manifestando nei luoghi, nelle cose e nelle persone. Le belle strade tortuose e fantastiche di campagna, fiancheggiate da vecchie querce pensose, piene di mistero e di rumorosi nidi di uccelli, sono via via surrogate da più comode, ma più brutte strade carrozzabili, che tagliano e profanano il pudico e verde segreto dei campi e tanti miei cari ricordi: guastano la vita pas-. sata e non affermano ancora la nuova; perchè, non facendo ancora parte d'una rete attiva e potente, tacciono sonnacchiose, piene d'erbacce, che ne rendono incerte le linee, e di grossi ciottoloni ; e sembrano costruite, più che a sodisfare un nuovo e vero bisogno di commercio, per un gretto spirito di uguaglianza, che si fosse proposto di deturpare, senza ragione, con le abitudini e le forme della città, la libera pace dei campi, e di sostituire l'opera della servile acacia, albero nato per la