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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   carriera dell'impiego, alla regale, libera opera della quercia. Anche le case, mentre prima avevano quasi tutte la faccia ruvida e scura ed erano caratterizzate, in modo particolare, dalla scala esterna e dal ghefio, una specie di lunga terrazza di legno, ora vanno prendendo aspetto più cittadino; e spesseggiano le facciate bianche, giallastre, o azzurrognole, e, anche, le allegre persiane verdi ; e si fanno più comuni le scale interne. San Paolo, il mio vecchio San Paolo, non si riconosce più. Esso ha perduto quel suo aspetto semplice ed austero di buon vecchione; è stato tutto imbiancato, incorniciato, profanato; e pare un pover'uomo che, a settanta o ottan-t'anni, preso a un tratto da subitanea pania, si fosse mascherato e truccato da giovanotto, e, col fiore all' occhiello, si fosse messo a fare all'amore. Altari spostati, porte murate; e poi, bianco, bianco abbagliante da per tutto; e, su quel bianco nuovo nuovo, quei vecchi altari, di legno lavorato e dorato del seicento, stanno come si può credere, e non fanno che lamentarsi e mormorare.
   E, non meno dei luoghi e degli edifizii, si son venute naturalmente modificando le persone.
   Fin dalla mia fanciullezza, nella piccola borghesia dei miei villaggi, si notava, e l'abbiamo potuto già rilevare, un attivo germe di distruzione. Le poche ricchezze messe insieme da una o più generazioni antecedenti, composte di assidui lavoratori di campi e di piccoli negozianti, si facevano, ogni giorno più, inadeguate ai bisogni nelle mani dei figli che, credendosi a un tratto divenuti signori e acquistate per mezzo di matrimoni! delle parentele più o meno cospicue, cominciavano a vergognarsi di quel lavoro da cui era nata l'agiatezza, e, o si credevano in diritto di oziare e perdere le giornate in piccole faccende sfaccendate, o si davano a professioni signorili die non po-