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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   alla lotta e sono rimaste ancora in piedi, hanno cambiato profondamente il sistema di vita. Al p^rPdiftflte le cose che vanno in dissoluzione, la loro vita non ha più un vero e proprio carattere; è perduta la fede nei costumi e nei riti tradizionali, è perduta la fede nella durata stessa di quella vita. Essa ha assunto un aspetto, sto per dire, provvisorio e precario, come se da un momento all'altro dovesse arrestarsi; e, in certa maniera, pare la vita di persone attendate e in viaggio ; e manca in essa l'ordine e le linee precise di un organismo che fiorisce nel pieno possesso di quella forma che più gli conviene. Prima, si menava una vita che non sempre era proprio quella che si sarebbe potuto o dovuto menare, e ciò preparava lentamente la dissoluzione : oggi si mena una vita che, oltre a non esser proprio quella che si dovrebbe menare, non è neppur quella che si vagheggia, e questo è causa di continue angosce, di continui imbarazzi. Nel tempo passato, si praticava, come abbiam visto, largamente l'ospitalità: le famiglie cosiddette civili non si vergognavano di mostrare agli amici l'intimità della loro vita, e li accoglievano volentieri alla loro tavola e avevano per loro una stanza sempre pronta, rozza forse, ma pulita, in qualunque momento essi fossero arrivati. Oggi il pensiero dell'ospitalità fa paura e la si esercita con dolore.
   Da una parte, è vero, ciò deriva dalle condizioni economiche che vanno sempre più abbassandosi; ma la causa principale si è che ognuno ha vergogna di vivere come vive; si vergogna della sua tavola, della sua tovaglia, dei suoi bicchieri, delle sue pietanze; si vergogna del suo letto; e ognuno vorrebbe far credere d'essere un signore e di vivere da signore, mentre la miseria giunge fino al collo. Bisogna vedere gl'incidenti