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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   nalmente la mamma appare e gli abiti, infilati allora allora, hanno atteggiamenti ribelli e non si adattano ancora bene alla persona; e tutto il disagio e la noia, e tutte le discussioni che ci sono state di là, si leggono ancora sul viso distratto e confuso che cerca invano di sorridere e di far festa.
   E, altre volte, l'arrivo e l'invasione avviene proprio durante il pranzo. — Nascondi questo piatto ! Porta via quel tovagliuolo ! Corri, va', spicciati ! — Chi fa le spese è sempre la donna di servizio, la quale, mentre scappa col piatto del lesso, tutt'ossi e vecchie cotenne, cade tra le braccia del nuovo arrivato, che, senza chieder permesso, s'affaccia lieto e beato sulla porta della stanza da pranzo.
   Ma, nonostante questo spavento e questo scompiglio che, nel nuovo squilibrio tra la vita reale e l'ideale, produce il sopraggiungere improvviso d'una persona estranea nel seno d'una famiglia, si serba ancora costante dai più, allorché vanno nei paesi vicini, l'uso di invitare con viva insistenza gii amici, e i parenti, proprio come si faceva nei tempi passati. Ma ora l'uso è ridotto a una semplice formula di linguaggio ; e guai agli ingenui che volessero dargli retta! — Venite presto a vederci: v'aspettiamo: passeremo insieme una bella giornata: venite senz'altro. — Una volta, io ebbi la semplicità di tenere uno di codesti inviti. Dopo una mezz'ora che ero arrivato, mentre passeggiavo in giardino col padrone di casa, questi si fermò a un tratto, e con aria tra il guardingo e il misterioso mi domandò, con la mente rivolta a chi sa quale sospetto: — A che debbo l'onore della vostra visita? — Immaginatevi come rimasi ; egli non ricordava, neppure, i caldi inviti che m'aveva fatti non molti giorni prima. Un'altra volta, in un altro villaggio, mentre scendevo da