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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   onorata si coprirebbe di vergogna con certi mestieri ignobili: è più decoroso riempire il mondo di professionisti senza professione e andare attorno come masnadieri chiedendo o la borsa o la vita.
   Questo stato di continua caccia all'eredità, questo vivere di speranza nel soccorso degli altri, atrofizza e inaridisce, da una parte, le buone disposizioni, le buone attitudini individuali, abbassa il livello della produzione e accresce sempre più la miseria e il disagio; e, dall'altra, getta ombra e veleno nelle famiglie, e fin le più strette relazioni di parentela ne sono agitate e sconvolte. Passata la prima età, spensierata e spontanea, non si ama più il fratello, lo zio, il cognato per dolce consuetudine domestica, per naturale soddisfazione dello spirito, ma solo in quanto essi possono trovarsi in grado di porger soccorso durante la loro vita e di lasciare un patrimonio più o meno vistoso alla loro morte. Un soccorso negato, un'eredità sfumata, e ogni vincolo di sangue e d'affetto è beli'e distrutto. Il fratello e la sorella odiano e mordono il fratello e la sorella che puntano la stessa preda: e chi riceve grazie e sorrisi che possono parere assicurazioni di futuri vantaggi, è beli' e spacciato: non troverà più, tra gli altri aspiranti, un istante di pace, nè un occhio, nè una bocca che più gli si mostri affettuosa. E si cerca con tutte le arti più diaboliche di impedir matrimonii e il sorger di nuova prole e quindi di nuovi più o meno legittimi pretendenti. Tanta è la sete, tanta è la rabbia che nasce da quella superstiziosa e miserabile ignavia.
   Non dico già che questi mali siano proprii delle mie parti : pur troppo non ho più ragione di essere così ingenuo da poterlo credere. In altri paesi essi si riveleranno forse in grado ancor più acuto; ma questo non
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