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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   robusta torre ricca di sette campane che formano un accordo musicale; è adorna nel coro di notevoli pitture del '400; e un giorno tutta la chiesa era dipinta, ma nel '600 fu anch'essa imbiancata come tante altre chiese. In questi ultimi tempi è stata dichiarata monumento nazionale.
   Atri fa diocesi riunita con Penne, ed il vescovo vi abita solo sei mesi dell' anno. Contiguo all' episcopio era nella mia prima giovinezza, ed è ancora, un seminario di cui fu per lunghi anni rettore il mio zio nominato avanti; e sotto di lui il seminario raggiunse il più alto grado del suo splendore.
   Quel mio zio non era un uomo ordinario; e lo mostra la fama che egli godeva in vita; fama che riempiva gli Abruzzi e specialmente quello di Chieti e di Teramo e ne sorpassava anche i lìmiti. Quella fama si mantiene ancora tenace dopo parecchi anni che egli è morto. Egli non era un dotto nello stretto senso di questa parola, ma aveva ingegno pronto ed elevato e quello che più contribuiva a procurargli la stima era un profondo sentimento della propria dignità e una non comune nobiltà di pensiero e di azione. L'aspetto e la fisonomia erano in pieno accordo con le qualità dell'animo: fronte spaziosa, occhio indagatore, statura alta e imponente, voce e parlare maestoso, benché un po' declamatorio e teatrale, ma allora un tal modo di parlare era, almeno dalle mie parti, assai più comune di oggi tra le persone istruite ed autorevoli. Ed era veramente grande la riverenza che egli incuteva non solamente ai seminaristi e a tutti gli studenti esterni che frequentavano il seminario, ma a tutti i maestri, preti o secolari che insegnavano nel suo istituto. Anche i vescovi avevano per lui una speciale considerazione e lo trattavano alla pari. Egli non ostante