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a cura di Federico Adamoli Aderisci al progetto!
Quando gli scrivevano, i preti cercavano le parole da loro credute pił preziose e fabbricavano certi periodi che, quando lo zio dimenticava di sottrarre le lettere alla nostra impertinente curiositą, noi leggevamo tra le pił gustose risate. C'era un prete che per togliersi pił facilmente d'imbarazzo non scriveva mai lettere propriamente dette, ma sempre bigliettini brevi brevi (allora non c'erano le care e benedette cartoline illustrate): e fingeva sempre d'averli scritti stans pede in uno, in fretta e in furia: invece, chi sa quante volte li aveva copiati ; e conchiudeva sempre con un di volo mi dichiaro: volava sempre. Lo zio spesso si annoiava della vuota e insignificante conversazione a cui l'obbligavano quei preti che venivano a ossequiarlo. Egli rimangiava gli sbadigli, ma si capiva ; per l'impazienza metteva ora una gamba sull'una ora sull'altra e aggiustava le pieghe della tonaca. Noi capivamo, ma gli altri fortunatamente non capivano nulla. Per vincere pił facilmente e diminuire la noia egli desiderava di non esser da noi lasciato solo con quei preti; ma i ragazzi sono pił furbi dei vecchi e noi appena appena lo vedevamo un po' distratto, via, ce la svignavamo. E quando uno se l'era svignata chiamava l'altro, simulando un caso d'urgenza. A visita finita erano poi a volte ramanzine e scappellotti. Quei benedetti preti non trovavano mai la strada di andarsene, alcuni per timidezza ed alcuni altri perchč credevano che la solennitą di una visita risultasse dalla sua lunghezza. E infatti le messe pił solenni sogliono essere le pił lunghe.
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