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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   in parte, all' italiano della quinta ginnasiale. Il suo principale insegnamento consisteva nello spiegare YArte del dire del Fornari ; ed egli faceva le sue lezioni con grande ardore. Per esser più libero nel discorrere, spesso, si levava il collare, e declamava e sudava. Ma gli scolari ci capivano poco o nulla, e per la difficoltà intrinseca della materia, e per una naturai tendenza di mio zio al pensiero e al linguaggio troppo astratto e metafìsico. Tutti però stavano a sentirlo, non solo per la venerazione che avevano per il maestro, ma per la maestà della voce e dell'aspetto e per il profondo accento di convinzione con cui egli parlava ; e forse anche perchè, pur comprendendo poco, sentivano trasportarsi in un mondo superiore dalla nobiltà della parola e delle frasi isolate, che essi riuscivano a comprendere, e dal gesto e dallo sguardo che pareva riflettere la visione di vasti orizzonti. Egli rimaneva soddisfatto del tono della sua propria voce, della sua parola potente e di quella attenzione rispettosa; e, dopo la scuola, usciva a passeggio con l'anima ancora piena della sua lezione.
   Alcune volte, e queste erano le sue lezioni più proficue, egli applicava le teorie del Fornari a qualche celebre poesia, e allora i giovani ascoltavano con attenzione più vera e più profonda; ma, anche in quelle sue applicazioni, a parte qualche osservazione dettata dal suo ingegno, che riusciva a mettersi al di sopra di ogni teoria, egli spesso divagava in metafisicherie estetico-morali-religiose, e i giovani non sempre riuscivano a seguirlo. Ma questo non diminuiva il suo credito, anzi l'accresceva; ed era naturale, perchè non c'è miglior mezzo di farsi stimare e apprezzare che scrivere e dir male di tutti fuori che di se stessi, o non farsi capire.
   Ciò non ostante, nelle sue lettere, e specialmente in