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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   memorabile viaggio era stato quello fatto a Napoli, soprattutto per ragioni di salute, nel 1856, e vi rimase, credo, circa un anno. Era in Napoli il giorno che Agesilao Milano tentò di uccidere, con un colpo di baionetta, Ferdinando II. Egli non aveva saputo dell'attentato, ed in quel giorno stesso dovè recarsi, per non so quale motivo, da un altissimo funzionario. Lo trovò che piangeva dirottamente e non riusciva a parlare. Avendogli mio zio chiesto con aria addolorata, la ragione di quel pianto dirotto : — Còme ! — rispose, sempre versando calde lacrime il funzionario, — come potete domandarmelo se il Re, Nostro Signore, senza l'aiuto della Vergine Santissima avrebbe oggi versato il suo sangue prezioso per la sacrilega mano di un forsennato? Come potete domandarmelo? — E lo guardava con occhi maravigliati e quasi increduli, e piangeva piangeva. Ci fu un momento che mio zio temè di esser ritenuto non in buona fede e si vide in pericolo; e non aveva torto di temere in quei tempi, in quei giorno, in quel luogo. Ma la sincerità del sentimento traspariva cosi chiaro dal viso di mio zio, che il funzionario finì col riconoscerla.
   In età più avanzata, egli visitò Bologna, Rimini, Ancona e Roma, accompagnato sempre da uno dei miei fratelli ; ma rapidamente, trattenendosi sempre pochi giorni, perchè il viaggiare lo seccava; e soprattutto gli riusciva di noia il non poter riscuotere, nelle città che visitava, la stessa stima di cui era circondato in Atri, il vedersi confuso nella folla e trascurato: egli non sapeva rassegnarsi a questo.
   Ma, non ostante l'ingegno e la cultura non comune e la speciale conoscenza del cuore umano, non trovò mai modo di condensare ed esprimere la parte più caratteristica dei suo pensiero in un lavoro che egli credesse di