poter pubblicare e rispondesse alla fama che con la sua vita e col suo insegnamento si era procurata. Forse capiva quanto fosse difficile per lui soddisfare 1* aspettativa di quelli che Fammiravano e lo veneravano; e come la più piccola nota, il più piccolo dubbio della critica avrebbe potuto scuotere quella fama che egli era arrivato ad acquistarsi con sì lunga e costante austerità di vita e nobiltà d'insegnamento.
Eppoi negli ultimi anni della sua vita, quando sarebbe stato il momento più adatto per raccogliere il frutto della sua esperienza e dei suoi studii, e per attendere a un lavoro che potesse rispecchiare tutte le non comuni doti della sua mente, egli, pago oramai di quella riputazione di cui si vedeva circondato, non cercò più in là nel campo che dirò della gloria intellettuale, e cercò in altro modo la sua immortalità, se così si può chiamare. Cogli scarsi, ma continui risparmi sui suoi non lauti guadagni come canonico e come rettore del Seminario, a poco a poco egli si era venuto formando un piccolo patrimonio, che a lui pareva più grande assai di quel che non fosse in realtà, perchè ne conosceva tutta la storia, giorno per giorno, e se l'era formato tutto da sé. Il suo amore, il suo ideale fu così il suo patrimonio ; e non pensava che ad accrescerlo; l'animo suo s'immiserì sempre più e si rese schiavo dell'avarizia. Alla naturale disposizione per questa debolezza, si aggiungeva l'avanzarsi dell'età (egli visse 76 anni) che spinge naturalmente a riparare coi beni artificiali ed estrinseci il continuo venir meno dei beni naturali ed intrinseci.
Negli ultimi anni, ho visto mio zio contare a uno a ino i chicchi del caffè che si doveva macinare, e offrire & bere ai suoi contadini il vino feccioso che rimare a
nell'ultimo fondo dei fiaschi. E cominciò a temere per
»