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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Egli sfogliava e fingeva continuamente di consultare il vocabolario, e intanto leggeva la traduzione : faceva come
   le galline quando bevono, che abbassano prima il capo per sorbire l'acqua col becco, e poi alzano la testa verso il cielo e boccheggiano rapidamente per ingoiarla. Ma, un giorno, non so come, finita la lezione, se ne andò via senza ritirare quel fogliolino dal dizionario. E ahimè! dovette tornare indietro per riprenderlo. Il fogliolino era ancora al suo posto, ed egli lo riprese, ma tutti capirono, e la sua fama di grecista per divino afflato fu scossa per sempre.
   Quando faceva lezione, spesso passeggiava pavoneggiandosi e compiacendosi di se stesso: si guardava le punte lustre delle scarpe e ora un tacco e ora l'altro; e, quando gli scolari facevano un po' di chiasso, egli diceva per solito, cercando di mostrarsi arrabbiato: — Io son buono, ve', ma se mi sale la mostarda al naso mi vedrete ballar su tre piedi. — E, ripetuta la sua frase prediletta, si mostrava soddisfatto, e riprendeva quel suo certo sorrisetto di felicità, che gli soleva errare tra i baffi.
   Del tutto diverso da lui era il canonico Ariodante Mambelli : i nomi non si può dire che non fossero veramente belli e risonanti. Cherubini era un giardino fiorito mosso da soavi zeffiretti : Mambelli era il misterioso e dirupato Himalaia. Gli si attribuiva una scienza inaccessibile ed arcana; ma, in realtà, egli non era che un visionario di molto ingegno, e la sua filosofia era, più che altro, un arruffio d'idee, male accozzate e confuse, pescate qua e là. Assai miglior maestro egli era di matematica, ma teneva più alia sua filosofia, e questo è naturale, perchè ognuno tiene più a ciò che sa meno. Mantenne lungamente desta l'ammirazione e la curio-