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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Mi ricordo, per esempio, di questa: Un giorno che doveva punire un alunno per non so quale mancanza, consegnò a quell' alunno la sua tabacchiera, e : — Andate, — gli disse, — su dal Rettore (il Rettore faceva scuola al primo piano, ed egli a terreno), andate dal Rettore e offritegli da parte mia una presa di tabacco. — Quel disgraziato dovette andar su e presentarsi tutto rosso e tremante al Rettore che in quel momento faceva lezione. A queir arrivo inaspettato e a quell'offerta ancora più inaspettata, il Rettore, non ostante la sua naturale severità e rigidezza, credo dovesse durar molta fatica per fare il cipiglio e la voce grossa.
   Don Raffaele aveva fama di saper bene il latino e specialmente la grammatica greca; ma, con tutto ciò, quando gli alunni ripetevano la lezione, egli teneva sempre il libro davanti e gli occhi sul libro. Insegnava anche la geografia, ma non la spiegava per niente affatto, nè faceva mai metter l'occhio su una carta geografica. — Di qui fin qui: — erano le sue parole, ed era tutto fatto. In fondo alla lezione assegnata, sul povero libro prestatogli da uno scolaro vicino, imprimeva, con l'unghia sudicia di tabacco, e non di solo tabacco, un profondo solco color seppia. E i poveri scolari, cogli eroici sforzi di memoria proprii di quell' età, si rimpinzavano il cervello di quegli strani nomi, i quali nulla dicevano alla loro immaginazione: il Mar di Okhotsk, la penisola di Kamtschatka.... Neil'assegnare il Tasso, di cui imparavamo due ottave al giorno, egli seguiva lo stesso sistema.
   Alla media, abbiamo detto che insegnava il canonico De Marinis: di lui non ricordo se non che era magro magro, col viso pieno di fitte e minute rughe: parlava rapidissimamente e sapeva a menadito le regole in versi della prosodia. Aveva scoperto che l'insalata non si do-
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