Ma, quando vide che ne sapevo quanto prima, e anzi, dirò, meno di prima, la fece finita e mi lasciò col mio verbo per diritto.
Ma non tardò a sorgere un altro tormento per me, e di genere ben diverso. Lo zio non poteva soffrire ìa mia abitudine di tenere continuamente le mani nella tasca della giacchetta, i soliti brutali scossoni, gli schiaffi sopra le mani, tutto era inutile : le mie mani erano sempre nelle tasche. Non so chi disse che la prova più convincente che i nostri antenati erano quadrupedi, o meglio quadrumani, si-è il fatto che l'uomo, nello stato di riposo, non sa che cosa fare delle mani, le quali ingombrano e pesano. E basta guardare certe fotografie per convincersi dell'imbarazzo in cui si sono trovate, all'ultimo momento, per via delle mani, le persone ritrattate. Io dovevo sentire fortemente questo imbarazzo e rimediavo come potevo nascondendo le noiose appendici nelle tasche della giacchetta. Dopo esauriti tutti i rimedii violenti, lo zio ebbe un pensiero e prese una risoluzione eroica. Chiamò il sarto, gli dette una sua vecchia sottana e gli disse di cavarne una giacchetta per me, senza tasche. Al posto delle tasche, il sarto mise delie finte di passamano. E così mi fu impossibile di metter più le mani in tasca. Lo zio si mostrò soddisfatto, e si vantava con gli altri canonici di quella sua trovata ; e i canonici si divertivano a vedermi, costretto dalla necessità, tener le braccia oziose e pendenti. Ma « fatta la legge, trovato l'inganno »: non passò molto, e le mie mani presero la via delle tasche dei pantaloni. Mio zio non arrivò a farmi fare anche i pantaloni senza tasche; e sfiduciato, questa volta pure, come aveva fatto per il verbo a rovescio, finì col dire che ero assolutamente incorreggibile.
E intanto progredivo negli studii : ero già passato al-