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a cura di Federico Adamoli Aderisci al progetto!
zioni. E, oltre a ciò, in questo tempo, l'animo mio cominciò ad essere invaso da un vago e indeterminato sentimento di qualche cosa che era al di là della vita; e, quando mi trovavo solo, spesso davo sfogo a questo sentimento, con parole, con frasi, che non rispondevano ai pensieri della vita ordinaria: spesso non avevano senso; e accompagnavo con gesti e con urli queste parole, e mi pareva di essere, a mio modo, un poeta. Chi mi avesse visto in quei momenti, avrebbe potuto prendermi facilmente per pazzo. Alle volte, scrivevo qualcuno di quegli sfoghi dove c'era, o mi pareva, un più chiaro costrutto, ed erano più vicini ai pensieri e al linguaggio della vita comune. Ma chi li avesse letti, poiché non avrebbe potuto, naturalmente, metterci quello che la mia fantasia ci metteva e non era espresso, avrebbe dovuto ridere di quelle idee, che io non so dove avessi apprese e rappresentavano come una folle aspirazione di ritorno verso una vita abbandonata per sempre, ma di cui, nelle ultime latebre dello spirito, si serbava il ricordo. Erano segreti delirìi che nessun altro poteva comprendere, essendo la vita che dentro vi era rispecchiata, nota a me solo, perchè nessun altro di quelli che vivevano con me, si trovavano con me, quando io ne avevo fatta esperienza. Era la voce dell'individualità pura e impenetrabile: quella che poi si suol chiamare individualità, non è che lo sbiadito riflesso di quei pensieri e di quei sentimenti di cui la prima età serba ancora un ricordo così vivo e vicino.
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