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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   gaiamente a rumore tutto il villaggio; egli rifaceva con la bocca tutti gli strumenti della banda, i tamburi, le trombe, i piattini, la gran cassa; rifaceva il prete sull'altare; rifaceva tutto quello che vedeva e sentiva. 11 tamburo spesso era formato da una canna spaccata che egli teneva fermata sotto il braccio sinistro e che perco-teva con due altre canne. Questi suoni e questi canti erano spesso inframezzati da atroci grida di dolore per i picchi della madre, una donna violenta e volgare che pareva non avesse al mondo altro piacere che di picchiare a sangue suo figlio. Questi dati dirà taluno, non avrebbero dovuto bastare per stabilire raffronti con Gavro-che; ma chi può dare limiti e leggi alla fantasia che spesso vede al di là del visibile?
   Oltre che a leggere e sentir leggere i libri sunnominati io mi divertivo a sfogliare un vecchio giornale illustrato, della giovinezza di mio padre, chiamato il Polio-rama pittoresco, e 1' Universo illustrato del Treves che si pubblicava in quel tempo e che poi, migliorando a poco a poco, è oggi divenuto la splendida Illustrazióne Italiana. È incredibile il piacere die io mostravo nel vedere le figurine: piacere che m'è sempre rimasto ; e si veniva sempre più stimolando e affermando in me quella qualsiasi naturale disposizione al disegno. Tra gli altri miei abituali divertimenti c'era quello d'illustrare con piccole composizioni a penna i fatti più curiosi e interessanti che accadevano ai fratelli, ai cugini e alle altre persone del villaggio ; e perchè la maggior parte delle composizioni avevano un intento comico e pungente le chiamavano col nome di satire. Come avrei caro poter rivedere ora qualcuno di quei miei rozzi e infantili disegni. Spesso in quelle piccole composizioni io mettevo tutta l'arte (chiamiamola pure così) di cui ero capace perchè piaces-