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a cura di Federico Adamoli Aderisci al progetto!
sero di pių a Ernestina. Essa aveva circa due anni pių di me, allora dodicenne, e non era di Colledara, nč era mia parente come tutti gli altri bambini della mia condizione che erano in Colledara. Io la vedevo raramente, ossia quand'essa veniva dal suo villaggio, non molto lontano dal nostro, a passar qualche giorno in casa dei nostri parenti. Quando vidi questa bambina, io vidi per la prima volta riunita e incarnata in una persona sola tutta la bellezza del mondo; la bellezza del mare, la bellezza del sole e delle stelle, la bellezza delle rose, delle ciliege rosseggianti tra le foglie verdi, dei campi di lino fiorito risplendevano tutte in quei capelli, in quello sguardo, in quel sorriso; essa aveva rapito al mondo tutte le bellezze e le aveva fatte proprie. Io per lei per la prima volta risentii il fremito profondo della vita universale, da cui mi aveva diviso la mia egoistica e povera vita individuale, e l'anima davanti a quella bellezza sintetica e viva provō per la prima volta la profonda e benefica commozione che riempie l'anima d'amore e poesia. Essa aveva i capelli biondo caldo a fėtte e graziose ondula-ture, e la sua voce che usciva da due labbra di sangue che parevano sempre turgide di baci era leggermente velata, come per effetto di costante commozione e tenerezza d'amore; e quello che poteva essere difetto diventava per il sentimento che pareva esprimere uno dei suoi pių mirabili pregi.
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