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a cura di Federico Adamoli Aderisci al progetto!
le rose. Paiono cosa divina e nel massimo fiorire della bellezza nessuno osa di pensare a sposarle: esse paiono nate all' amore, ma non al matrimonio. E dall' altra parte la coscienza della propria bellezza dà a loro una certa naturale alterigia che le porta a sognare un compagno al di sopra della comune natura e disdegnano le profferte d'amore di chi noi sogliamo chiamare un uomo come gli altri. Intanto la bellezza si attenua e passa, la realtà della vita si presenta con tutte le sue crudezze, le ristrettezze della famiglia, il bisogno di farsi una posizione e di emanciparsi dai fratelli porta la necessità del matrimonio, e la bellissima dea davanti alla quale s'inchinan la terra e il cielo, se non vuol languire in un'eterna solitudine diverrà moglie d'un agente delle imposte, d'un brigadiere a riposo, d'un impiegato all' ufficio delle ipoteche. E tutta la poesia che emanava dalla persona divina? Essa è un ricordo, un doloroso ricordo. Nessun maggior dolore.... Se il marito sapesse leggere nelle voglie della moglie, in ognuna di esse troverebbe il cadavere d'un vecchio poema d'amore.
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