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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   fervore, lo zio spalancava improvvisamente la porta della Cappella e col suo vocione e battendo una mano sull'altra veniva a rimettere con la sua potente voce baritonale l'acconto che secondo lui s'era perduto.
   Le feste interne più importanti e di maggior durata erano quelle consacrate a Maria nel maggio e che prendevano il nome di mese mariano. L'altare della Cappella era sempre ornato di fiori d'ogni specie, i quali riempivano la Cappella d'un odore incognito indistinto, che mescolandosi con l'odore dell'incenso e delle candele diveniva ancora più confuso e caratteristico. Nei caldi pomeriggi del mese di maggio il Censore leggeva le preghiere, e noi le ascoltavamo in ginocchio: prima c'era la preghiera propriamente detta ossia l'invocazione; poi veniva l'esempio dove si raccontava qualche miracolo della Madonna e in ultimo la giaculatoria. Il caldo dell' ora e della stagione, l'acuto odore dei fiori Ira i quali abbondavano i gigli, la noia di quelle verbose e vuote e affettate preghiere ci facevano morire dal sonno ; e guai se i Prefetti s'accorgevano di qualche pisolino: il Censore non poteva vedere perchè stava in ginocchio davanti all'altare e voltava le spalle. Mi ricordo ancora del soporifero principio di un esempio dove si narrava la lunga ed edificante storia d'una giovine commediante salvata dalla Madonna : Fu in Francia una giovine commediante.... E il Censore un po'scilinguato e con pronunzia abruzzese leggeva : Fu in Franza una zovine commediante.... E noi tun-fete con le teste penzoloni. E mi ricordo anche d'una giaculatoria : 0 Maria il tuo nome è dolce come olio misto con balsatno. E il Censore: 0 Madia, il tùuo nome è dolse come olio mizhto con balzamo.
   Il mese mariano si chiudeva con una specie di accademia letteraria in onore di Maria. Generalmente erano