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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   ottenni una lezione per settimana dal pittore Gennaro della Monica rinomato artista di Teramo. Egli appena entrai nel suo studio mi dette un ornatino da copiare, ma io copiavo male e mal volentieri, perchč, diceva il pittore, la mia mano s'era viziata a far presto e a tirar gių negli schizzi e non sapeva piegarsi alle faticose minuzie dell'arte. Il fatto si č che finito il primo mese abbandonai il della Monica e la sua scuola e quando n'ebbi voglia, tomai a disegnare come sapevo far io ; nč credo che il mio maestro s'affliggesse molto della perdita di quello scoiare e di quello stipendio. Lo zio ne fu naturalmente informato, e dovč ritenere che io cominciavo a essere un ragazzo serio.
   Alla fine del mio primo corso liceale lo zio pensō che sarebbe stato meglio che io avessi continuato il Liceo ad Aquila e mi fossi riunito con mio fratello maggiore, che aveva aperto da qualche anno, in quella cittā, il suo studio d'avvocato. Fu fatto il volere dello zio, e nell'ottobre a cavallo a un mulo e accompagnato da due contadini partii per Aquila, percorrendo la strada rotabile del Vernano, che č la pių rapida congiunzione tra l'Abruzzo ulteriore I e l'Abruzzo ulteriore II. Allora non esisteva la ferrovia Castellammare-Aquila, o erano appena incominciati i lavori ; nč i mezzi ristretti di mio padre gli avrebbero permesso di farmi viaggiare in carrozza per quella strada pių breve del Vomano. Mi misi in viaggio all'alba e la sera dopo le ventiquattro arrivai a Pizzoli, grossa borgata di montagna che dista da Aquila un tre ore di cavallo. Smontai in una stalla piena di pastori e di mulattieri che parevano orsi e lupi. Domandai se c'era nel paese da alloggiare convenientemente, e mi fu risposto che un po'pių gių c'era una signora che alloggiava. Andai nella casa indicata e trovai un bel fuoco vivo e scin-