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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   un imbroglio e lessi mi numero per un altro, ossia il numero di quella sola tesi che io sapevo. Il professore poteva accorgersene; ma non se ne accorse.
   Durante le vacanze mi preparai per concorrere a Pisa alla Normale a quelle materie d'esame che al Liceo non s'erano studiate per nulla o quasi, ossia nella storia e nella filosofìa.
   ¦Quando nel novembre del 1876, arrivai a Pisa, non avevo visto altre città fuori di Teramo, Àquila ed Ancona; perciò Pisa, col suo Lungarno, col Battistero, col Duomo e la Torre pendente, col suo Camposanto, mi fece una grande impressione ; e io descrivevo pieno di entusiasmo alia mia famiglia quelle nuove bellezze ; e specialmente mi fermavo a parlale della duplice lunga fila di lumi dei Lungarni, che, la sera, si riflettevano, si centuplicavano nelle acque del fiume. Per un momento, dimenticai la paura degli esami di concorso che dovevo dare alla Normale. Eppoi, la vista delle eleganti sartine, che camminavano con portamento disinvolto e grazioso, mi esaltava ; ma questo a casa non lo scrivevo. Il babbo mi rispondeva richiamando la mia mente agli esami : mi parlava di mia madre che s'aggirava per casa, pregando continuamente la Madonna che mi facesse passare. Se ¦non avessi avuto il posto alla Normale sarebbe stato un brutto affare.
   Venne finalmente il giorno degli esami: prima gli scritti e poi gli orali. Agli orali conobbi, tutti insieme, i miei nuovi maestri: Alessandro D'Ancona, la cui fama volava come aquila sopra quella degli altri, piccolo e tondo, bruno bruno, e con l'occhio di falso ; e seppi poi