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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   il posto, perchè si era meno soggetti a regole ed obblighi. D'altronde, la mia vita semplice e modesta non costringeva il babbo ad un forte aiuto; 20 o 25 lire, d'or- j dinarìo, bastavano: aiuto che sarebbe stato necessario per i piccoli bisogni anche a un normalista interno. Ero abbonato alla piccola trattorìa l'Universo (ironia dei nomi) per 40 lire il mese, e avevo diritto al pranzo e alla colazione. Una buona camera in famiglia allora costava a Pisa una quindicina di lire. Così vivevo forse un po' più ristrettamente dei veri normalisti, ma con molta più libertà. Intanto venivo stringendo amicizia coi nuovi compagni, j Tra essi ve n'erano di quelli destinati alla fama, e già fin d'allora mostravano il loro forte ingegno e la più viva resistenza aHo studio e al lavoro. C' era Guido Mazzoni, il Novati, c' era il Della Giovanna, il Mazzatinti ; ma quest' ultimo non era normalista. Parlo solo dei miei com- j pagni di corso, perchè molta altra brava gente negli altri corsi ebbi per compagni. Presto cominciarono le lezioni, che io frequentavo con la curiosità intensa di chi aspetta di vedersi aprire un nuovo mondo; ma ahimè! il nuovo mondo non si aprì che solo in parte, e in piccola parte.
   Uno solo dei professori attirava tutta la nostra attenzione per la profondità del sapere, per la ferma fede nei suoi propositi, per l'acume e la giustezza delle osservazioni, per l'impareggiabile buon senso, ed era Alessandro D'Ancona.
   Egli non valeva tanto nelle lezioni cattedratiche, che faceva indossando sempre la toga e il toccò (quelle imitili lezioni cattedratiche di cui, nel secolo della stampa, non so perchè si debba ancora serbare l'abitudine), quanto nelle lezioni che chiameremo spicciole : le lezioni improvvisate, o quasi, che egli faceva all'Università, a proposito delle nostre conferenze d'esercitazione, e, alla Nor-