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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   ma per le cose stesse. Il De Sanctis lo chiamò, in un suo Saggio critico, « l'ultimo dei puristi ». Appena uscito il Saggio, qualcuno gli disse: — Ha visto? Il De Sanctis l'ha chiamato ti'ultimo dei puristi». E lui con intonazione beffarda: — Eh! eh!... eh! eh!... eh! eh!... Volesse il oielo che egli fosse l'ultimo dei matti; — perchè a lui c i moderni », di cui il primo era Alessandro Manzoni, gli parevano tutti matti. Il suo maestro e autore era il Machiavelli: egli non sapeva quasi aprir bocca senza citare il Machiavelli. Raccontavano che, nei primi anni del Regno d'Italia, essendo stato fatto deputato, credo di Pisa, s'era alzato alla Camera, per parlare; e aveva incominciato: — Machiavelli.... — Un grido di orrore aveva ricoperto la sua voce, ed egli s'era messo a sedere e non aveva parlato più. Raccapricciava della lingua che si usava al parlamento: canzonando la frase ordine del giorno, una volta uscì a dire : — Questi non sono ordini del giorno, ma ordini della notte.
   A scuola, parlava, così almeno pareva, senza preparazione ; e i periodi erano lunghi e arruffati, e il più delle volte non arrivavano alla fine, perchè interrotti da pensieri sopravvenienti e secondari, i quali poi divenivano principali; e alla fine, nè il maestro nè gli scolari non si ricordavano più di dove si fosse partiti.
   Per la disciplina, l'abbiamo detto, alla sua scuola si stava, su per giù, come a quella del Ferrucci ; anche lui, come il Ferrucci, pareva vivesse fuori di questo mondo, e per lo più non dava segno di accorgersi di quello che accadeva. Solo quando non ne poteva proprio più, avveniva qualche scatto. Si sapeva, però, che erano frequenti gli sfoghi col Ferrucci. Dava, naturalmente, tutta a noi la colpa della nostra indisciplinatezza, e ne cavava dei tetri prognostici sull'avvenire d'Italia. S'accresceva