giorno che volemmo fare un po' d'orgia mangiammo dei maccheroni, e li facemmo cuocere e condire col burro dalla padrona che ce li portò in camera dentro una catinella. Dopo parecchi giorni che ci nutrivamo solo di roba fredda e secca, quella minestra calda e umida ci confortò lo stomaco e il cuore in maniera indescrivibile, e avremmo mangiato anche la catinella.
Ma tante nostre privazioni erano dimenticate innanzi ai superbi monumenti che visitavamo con lena infaticabile, la quale c'era fornita dallo spirito giovanile, inasprito e rafforzato dalla lotta con la miseria. Venne il giorno che potemmo andare a vedere Vittorio nella Cappella ardente. La folla era spaventevole : ogni tanto, alcuni carabinieri, che si trovavano sulla porta d'ingresso della reggia davano il permesso a una nuova ondata di gente di avanzare: era un momento terribile: bisognava metter in azione tutte le proprie forze e costituirsi in atteggiamento di battaglia e di difesa. In una di quelle furiose ondate una donna abortì. Le donne spesso pare cerchino le folle, i pericoli e il pigia pigia, pronte poi sempre a pentirsi, a spaventarsi, a urlare. Su per la scala che menava alla sala degli Svizzeri, dove era esposto Vittorio, andavamo avanti, più che salendo a uno a uno i gradini, per la spinta dell' ascensione stessa della folla immensa, che formava come un corpo solo.
Io non avevo visto mai Vittorio in vita. Guardai con grande curiosità quel corpo disteso, su in alto, in un piano molto inclinato, col ventre gonfio, attraversato dalla tracolla di gala, col viso cereo e i baffi e il pizzo nero. Ma potei capirci poco. Molti dicevano che quello non era Vittorio, ma un fantoccio col viso e le mani di cera, perchè l'imbalsamazione non era riuscita, e il vero Vittorio era stato sepolto. Ai piedi dell' alto catafalco dodici frati
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