A ogni stazione si urlava e protestava, ma era inutile: dovevamo per maggiore strazio sorbirci le domande e le esclamazioni sarcastiche di quelli che erano fermi sulle panchine: — Che buon'aria, eh? — È un piacere con questa bella giornata!
Finalmente gli urli vinsero, e ci fu permesso, anche perché i vagoni migliori s'erano venuti vuotando via via, di trovarci un posto migliore. È indescrivibile l'impressione di voluttuoso conforto e sollievo che provammo nell'entrare nei comuni vagoni di terza classe, in quei vagoni che ci sarebbero parsi certo così incomodi e mal condizionati, se ci fossimo passati da un vagone di seconda o di prima. Arrivammo a Pisa la sera, piuttosto tardi : e alla stazione trovammo una frotta di compagni con lunghi fili di pane. La fama della nostra miseria e delle nostre sofferenze ci aveva preceduto, e essi vollero con quei fili prendersi giuoco di noi; ma noi li addentammo per davvero, con giovanile furia di appetito.
Quando la sera rientrai nel mio lettuccio di Via Sant'Apollonia, non finivo mai di distendere le gambe in lungo e in largo per sentire e gustare la sua ampiezza. Al paragone del letto di Roma esso mi sembrava grande come un impero; ed io ero felice come un imperatore.
Nel novembre dello stesso anno 1878, il nuovo Re fece un viaggio a Napoli in forma ufficiale ; e fu in quel-l'occasione, che, come tutti sanno, egli fu aggredito da Passanante. Alla notizia dell'attentato, avvennero molte dimostrazioni e chiassate di protesta in tutta Italia, con bande e urli più o meno sinceri. Anche a Pisa, una sera, vollero fare una rumorosa dimostrazione sotto la Prefettura ; e, mentre le bande e i viva e gli abbasso risonavano più entusiasticamente scoppiò all'improvviso una bomba, scagliata da un affiliato della setta chiamata del-