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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   r internazionale. La bomba non uccise nessuno, ma riempì tutti di spavento. Uno scolare d'Agraria, chiamato anch' esso Romani, vide il lanciatore della bomba, e coraggiosamente l'affrontò e lo tenne fermo finché le guardie non se ne impossessarono. L'identità del casato di quello studente col mio, fece sì che quelli i quali mi conoscevano, specialmente fuori di Pisa, credettero che colui il quale aveva arrestato il bombardiere, fossi io; e cominciai a ricevere una vera pioggia di lettere e telegrammi di congratulazione. Io mi affrettavo a chiarire le cose, benché, a volte, sentissi un certo dispiacere a spogliarmi di quella gloria. Un mio professore di Liceo mi telegrafo : « Bravo ! Le mie lezioni hanno prodotto il loro effetto. » Egli non aveva mai fatto lezione; e, nel caso, m'avrebbe potuto piuttosto insegnare a gettarle, le bombe (bombe innocenti di parole, intendiamoci), che ad arrestare il bombardiere.
   Non nego, dunque, che a dir sempre: « Non sono stato io l'eroe » cominciava a seccarmi ; ma fui ben contento di non essere stato io, il giorno che l'altro Romani, mentre se la passeggiava tranquillo nel Lungarno, ebbe un colpo di stile alla schiena. L'assassino lasciò l'arma nella ferita e fuggì; il Romani cercò d'inseguirlo, ma non lo raggiunse, e si dovè contentare di tirare in aria alcuni colpi di revolver.
   Questi fatti furono causa di una inimicizia, che diveniva sempre più accanita, tra studenti e plebaglia. Gli studenti erano oltraggiati in mille modi ; e, la sera, era pericoloso per essi girare soli per la città, nelle vie remote. Gli studenti spesso reagivano; ma i beceri erano naturalmente più accaniti e più operosi; e poi, a poco a poco, come suole accadere, le prime ragioni dell'odio furono dimenticate: la bomba e l'arresto non c'entravano più, e la lotta non ebbe più alcun carattere sociale e