licata. Dicono che presso gli antichi Romani essa fosse un luogo di relegazione e che il suo nome sia la prima parola del motto Potentia Romanorum huc nos relegarti. Anche i Borboni la ritenevano quasi per una relegazione e solevano assegnarla per tre ragioni dette dei tre p ; punizione, promozione, prima nomina; e dicevano a chi non si mostrava contento di andarci: Potenza, Cosenza o senza. Lo spavènto di quest'ultima residenza faceva tornare la serenità sul viso dei relegati; e si rassegnavano.
Ora la città dev'essere molto migliorata, ma quando vi arrivai io 28 o 29 anni fa il suo stato era ancora veramente deplorevole. La città era sprovvista di fogne e le case di latrine. I rifiuti animali e vegetali erano tutti gettati nelle vie, le quali tutte, tranne la via principale detta Via Pretoria e soprannominata per la sua forma lunga e stretta l'intestino retto, dov'era proibito far versamenti e gettiti di qualsiasi genere, erano così vere foghe scoperte. Solo le pioggie impetuose tornavano a scoprire di tanto in tanto il colore dei ciottoli che erano abitualmente ricoperti d'una melmetta schifosa e nerastra. Era continuo il pericolo di ricevere sul capo qualcuna di quelle orribili benedizioni che piombavano giù dalle finestre. Una signora, un giorno, vestita di seta e di velluto, la quale tornava da una visita fu colpita e avvolta tutta quanta dalla lurida e grave pioggia. La poveretta piangeva e si disperava; mentre i presenti cercavano alla meglio di darle soccorso e di ricondurla in fretta a casa sua. La sera tardi e la notte per non essere colpiti bisognava, attraversando le strade secondarie, cantare o fischiettare. Un mio collega che non poteva fischiare perchè aveva le labbra corte, una sera venne a casa mia che aveva le finestre su un lurido vicolo ; perchè potesse guadagnare sano e salvo Via Pretoria, dove il vicolo sboc-