piedi, stante la grande vicinanza. Fu un terrore generale in tutte le autorità, ma un terrore sordo e represso perchè nessuno ardiva confessare la verità al Sovrano. Dopo un lungo consigliarsi, dopo un gran discutere affannoso si finì per prendere la decisione di ricoprire con stuoie lo spazio tra la prefettura e il teatro. Ma non avevano preveduto una cosa. Appena il re e il suo seguito cominciarono a camminare su quella via di paglia, il fango che era sotto risonava stranamente, con grande maraviglia del re e dei suoi dignitarii che si guardavano i piedi; ma quel che è peggio, la melma reagendo contro la pressione dei passi veniva fuori in piccoli arditi schizzi vulcanici qua e là, dovunque riusciva ad aprirsi un varco nelle piccole fessurine della stuoia.
Al Liceo e ginnasio era annesso un convitto come alla maggior parte dei licei e ginnasii del Mezzogiorno. Il Preside Rettore non c'era perchè era stato allontanato in seguito a un'inchiesta, c'era invece un R. Commissario, un professoruccio di scuole tecniche, il quale era stato chiamato a quel posto elevato perchè amico del sottosegretario di stato, allora detto segretario generale. Eseguì così bene il suo mandato che dopo la sua partenza il Ministero fu costretto ad aprire un'altra inchiesta sulla stessa opera sua.
Tra i professori merita un cenno speciale quello d'italiano che era un medico, il quale insegnava lettere perchè non poteva vivere col guadagno della sua vera professione ed esercitava la medicina perchè lo stipendio di professore non gli sarebbe bastato. Il R. Commissario soleva la sera rimanere nel refettorio del Convitto dopo il pranzo, e là formavano attorno a lui un po' di circolo fino a una certa ora alcuni professori. Era assiduo frequentatore di quei piccoli circoli un deputato bocciato, il Lo-