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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   stampato molte opere e mancar di giudizio. Chi la vede nei concorsi la stravaganza e l'incapacità di comandare? Scontano poi i loro peccati commessi, da commettere o che non commetteranno mai quei disgraziati che hanno il bruito destino di essere i dipendenti di quegl'incapaci autorevoli, di quei dementi con l'arma in mano. E tra tutte le torture che l'uomo può immaginare una delle peggiori è quella di dipendere da un essere che abbia meno testa e meno forza di carattere di noi e sia fermamente convinto di averne di più. Ma come s'ha da fare per trovarli cotesti Presidi idonei, si dirà, se non si ottengono buoni frutti nè coi concorsi nè senza? Non è qui il luogo di discutere quest'argomento; ma io credo che forse i professori di ginnasii e di licei potrebbero scegliersi un Preside tra loro stessi con libera votazione, come fanno quelli dell'Università, a meno che l'essere professori di Università non voglia dire che l'uomo non solo è più dotto, ma più onesto e di maggior forza e nobiltà di carattere.
   Ma torniamo a Cosenza. Chi fosse arrivato nuovo Preside in quella città per uno dei famosi tre P, doveva sentirsi venir la pelle d'oca nel salire le scale del suo istituto. A capo della prima rampa, proprio di faccia a chi saliva, c'era il busto di un Preside morto, diceva l'epigrafe, per mano assassina. La mano era stata quella di un cameriere del convitto che gli aveva tirato un colpo di pistola, mentre passeggiava tranquillo tra due professori nei giardini pubblici. Pare ci fosse stato in Calabria un momento di odio speciale dei camerieri contro i presidi, perchè a Catanzaro si era avuto un caso consimile. Ma a Catanzaro con miglior giudizio si erano ben guardati dal mettere un busto o qualsiasi altro ricordo che potesse atterrire i Presidi futuri.