Stai consultando: 'Colledara - aggiuntovi: Da Colledara a Firenze', Fedele Romani

   

Pagina (237/336)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (237/336)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   be più potuto aver luogo, come s'era promesso, la sera di domenica. Il Prof. Romani doveva partire chiamato da un sacro dovere. A un suo cugino di Colledara era nato un bambino ed egli era stato invitato a tenerlo al sacro fonte. La notizia della nascita, della partenza e del battesimo era vera e contribuì a tener lontana ogni ombra di sospetto. La conferenza in seguito all'inaspettato incidente era rimandata al martedì prossimo (non si faceva parola della data del mese), giorno in cui il Prof. Romani sarebbe tornato da Colledara.
   Tutti si adattarono alla necessità del cambiamento e la sera di martedì 1° d'aprile tutta la Teramo elegante, tutte le autorità più elevate, il Prefetto, l'Intendente di finanza, il Colonnello si affollavano su per le scale del circolo e pigliavano posto nella sala, dove un tavolino con un bel tappeto verde e una boccia d'acqua attendevano il conferenziere. La sala era già gremita da un pezzo, molti uomini per cedere il posto alle signore si addossavano gli uni agii altri nei vani delle due o tre pareti della sala; ma il conferenziere non appariva. Cominciava già un sordo mormorio d'impazienza, quando a un tratto da un gruppo di signori che riempivano il vano d'una porta, partì una voce (era quella del direttore del Corriere abruzzese), la quale disse abbastanza forte, perchè molti potessero sentire: — Che sia un pesce? — Fu come un fiammifero gettato in una polveriera : tutte le menti furono invase a un tratto dallo stesso pensiero: — È un pesce, è un pesce. — E qui urli di signore, imprecazioni e sorde bestemmie di uomini; turbinoso movimento di sedie e grande agitazione di piume e cappellini per tutta la sala. Avrebbero potuto togliere le seggiole e improvvisare una festa da ballo, ma per la violenta agitazione degli animi non ci pensarono.