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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   incurvandosi pigliavano sulle spalle, passandosela tra loro come uno strano giocattolo, la casa di legno che mi trasportava. Il pensiero di poter affogare che sarebbe stato così naturale in chi viaggiava in mare per la prima volta non spuntava neppure nella mia mente. Sarà provvidenza della natura. Il male che mi angosciava mi faceva dimenticare ogni altro pericolo.
   Finalmente i 222 chilometri erano stati percorsi e sulF alba approdammo a Golfo degli Aranci. Questo poetico nome aveva fatto nascere in me le più liete profumate e verdi visioni; e io credevo di trovare una riva tutta ridente di aranci : invece non trovai che arida sabbia e ciottoli, senza neppur l'indizio di una pianta; mi pareva di essere arrivato a una rada sconosciuta è senza nome di qualche isola perduta nelle solitudini dell'Oceano. Seppi poi la ragione di quel contrasto tra la poesia del nome e la sabbiosa ed arida realtà. Molti anni sono percorse le rive della Sardegna una Commissione geografica, che aveva l'incarico di dare un nome a tutti i luoghi anonimi, almeno davanti alla Geografìa. Giunta al golfo che ora si chiama degli aranci, la Commissione volle, prima di dare un nome di sua testa, sentire come lo chiamassero gli abitanti circonvicini. — Su gulfu de li ranci (il golfo dei granchi) — le risposero tutti ; ed essa : — Va bene, pensò e giudicò con solenne gravità: — Il golfo degli aranci: si tratta di un'aferesi, 'ranci per aranci. E così il nome ebbe origine e rimarrà forse in eterno.
   Disceso a terra continuai per un bel pezzo a sentirmi turbato. Il tovagliolo del restaurant della stazione e tutto ciò che appressavo alla bocca e al naso mi pareva sentisse di catrame, di stiva e di grasso delle cabine; e il suolo non mi pareva ben fermo. Non è vero quello che