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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   ma aveva- la singolarità che non era unito alla terra con un ponte, come ordinariamente si usa, ma era situato molto in là dentro mare, il quale si manteneva sempre poco profondo, e vi si andava in barca.
   Vi trovammo un custode che candidamente ci confessò che egli soleva prendersi spesso un curioso divertimento, quello di spiare dalle fessure delle tavole mal connesse i camerini delle bagnanti giovani. Egli lasciava sempre libero accanto a quei camerini un altro camerino. Dopo di essersi bene assicurato che nessuna barca veniva dalla spiaggia, egli se n'entrava in quel camerino vuoto e là passava dei momenti della più profonda e ansiosa beatitudine. Ora che ripenso a quel racconto, continuo a meravigliarmi di così ingenua candidezza.
   La mia gita a Nuoro mi è rimasta memorabile per il viaggio d'andana e anche un po' per quello di ritorno. Allora non c'era la ferrovia da Macomer; bisognava lasciare il treno e prendere la diligenza che faceva il servizio postale. La via era lunga e poco sicura, specialmente per la diligenza, che passava ad ore fisse; perchè i grassatori potevano facilmente appostarsi nei luoghi più adatti alle loro imprese. Pochi mesi prima che io e un mio collega andassimo a Nuoro, era appunto avvenuto in quella strada un assalto alla diligenza, che menò gran rumore in Sardegna, perchè tra i depredati ci fu un colonnello dei carabinieri, persona molto nota e appartenente a famiglia aristocratica. I grassatori si fecero avanti improvvisamente: erano in gran numero, tutti mascherati e con i fucili spianati e le canne dei fucili agli sportelli della carrozza; imposero ai viaggiatori di scendere e di consegnare i valori. Il colonnello tentò di fare qualche resistenza, ma fu presto disarmato, spogliato e oltraggiato in più modi, e quando