quel piccolo acquisto. Essa mi guardò stupita e fece un movimento come chi sente scagliarsi un'offesa e: — Lei vuole — mi disse, con tono risentito — che una donna vada per la città con uri involto di ghiaccio? Ma nè io nè le altre cagliaritane, nè povere nè signore, usiamo far questo. — Udendo la voce alterata intervenne la padrona, e mi disse che io pretendevo ima cosa impossibile. Promisi un compenso immediato di danaro, ma non mi valse nulla. Mentre io pensavo a provvedere in qualche modo a quella mia necessità, ecco si aprì la porta di una camera dove alloggiava una signora sassarese, che aveva con sè una persona di servizio, e gentilmente, con un certo risolino di pietà per la discussione che aveva sentita, mi propose di servirmi della sua donna per far comperare il ghiaccio.
Un altro giorno si ripetè una scena consimile perchè avevo comperato un cappello nuovo e avevo lasciato il vecchio dal cappellaio. La donna di casa non volle per nessun conto andarlo a prendere: — Chiami un ragazzo dalla finestra. Nelle nostre città ci sono dei ragazzi agli angoli delle strade, pronti a fare servizii così umili. 11 mio decoro di donna m'impedisce di obbedirle. —
Del resto, a pensarci bene, un rimasuglio di questi sentimenti ampollosi e barbarici sopravvive anche nel continente italiano e specialmente nella parte meridionale. La singolarità vera di Cagliari è che le persone di servizio si rifiutano di portar per strada un involto benché piccolissimo. Ma quante signore e quanti signori non sentono, anche da noi, la stessa strana vergogna! Bisogna vedere la cura con cui certuni, non potendo fare a meno di portare in mano qualche oggetto, cercano di alterarne, involgendolo, la vera forma, per non fare indovinare al prossimo di che si tratti. Essi vogliono, per