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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   si può sperare mai in una conoscenza molto profonda, perchè dire amore è dire ipocrisia e bugia, e tanto l'uomo quanto la donna, quando sono innamorati non si mostrano mai come sono in realtà: sono come i frutti inzuccherati e canditi che conservano all'ingrosso la forma e il sapore, ma lo zucchero copre e vince tutto. E chi non è al caso di prender moglie presto farebbe bene a non legare il cuore d'una fanciulla fissando il matrimonio a distanza astronomica, perchè la mente umana, le voglie, i gusti, i desiderii cambiano col cambiate e con lo svolgersi dell'organismo; e non sopraggiungendo i potenti rincalzi di cui il matrimonio suol circondare e rafforzare la volontà e l'affetto, l'amore a poco a poco muore, e può essere già morto del tutto e sotterrato il giorno della promessa solenne e irrevocabile e quando il dire di no potrebbe ormai parere una pazzia o un delitto.
   Mi pare di aver già detto che in Sardegna rimasi due anni e mezzo; e non posso dire nell'insieme di essere stato male. Con un po' di buona volontà si può riuscire a star bene, non dico in Sardegna che non è poi tanto difficile, ma anche in paesi molto più diversi in peggio dai nostri. Basta sapersi adattare alle usanze del paese e cercarvi quello che anche per noi vi possa essere di buono. Non dubitate: se è un paese abitato vuol dire che non vi difetta del tutto ciò che in qualche modo può favorire e rallegrare la vita. Non dobbiamo portare con noi, come la chiocciola il suo guscio, tutte le nostre vecchie abitudini e non fare come i milanesi, che in Sardegna e in Calabria s'arrabbiano se sentono parlar sardo e calabrese e a Cosenza ordinano in trattoria il risotto e V ossobuco.
   Quello che in Sardegna mi faceva più soffrire era il