niera, molto affine è vero, alla nostra, ma certo meno affine dell'italiano a quel dialetto.
Benché mi fermassi per poche ore ad Aiaccio non volli andar via senza aver visitato la casa dove nacque-Napoleone. Fu una visita breve e rapida e fatta nelle ore della sera che era già buio ; ma mi produsse, come era naturale, una profonda impressione é forse l'ora tarda accrebbe quell'impressione. Una donna, la'moglie forse del custode, ci servì di guida e ci rischiarava la strada con una fiaccola. Mi ricordo di una sala piuttosto grande, ,adorna di specchi del settecento. In un angelo c'era una spinetta pur essa del settecento : non seppi resistere alla tentazione e appoggiai la mano sui tasti. Mi parve che il secolo mi parlasse dalla sua tomba. Quel suono era stato udito dall'orecchio di Napoleone, e forse la sua mano s'era posata su quei tasti. — É difenduto toccare — mi disse in buon italiano la donna che ci accompagnava; e non potei fare a meno di pensare che la spinetta, se ricordava ancora la lingua della sua giovinezza, avrebbe forse preferito dire: — È proibito toccare. — Vidi la camera e la piccola lettiera dove, secondo che si dice, Letizia mise alla luee il più grand'uomo del suo tempo, vidi un lavoro d'avorio intagliato che il conquistatore aveva mandato in dono alla madre dall'Egitto. Del resto più che a questi oggetti visibili io pensavo, percorrendo quella stanza silenziosa, a quello che fuor di me pareva non ci fosse, ma era più che mai vivo e tangibile nel mio pensiero e nella mia fantasia. E le ombre dei nostri corpi illuminati dalla fiaccola, quelle ombre che s'accorciavano e allungavano e ingigantivano secondo che eravamo più o meno vicini al lume, favorivano i miei ricordi e le mie visioni.
L'anno dopo questi fatti, ossia nell'ottobre del 1887,