io partii per Catanzaro, mia nuova destinazione. Era veramente un cader dalla padella nella brace. Quando chiedevo al Ministero di esser trasferito da Sassari sul continente, pensavo a qualche cosa di meglio che Catanzaro, ma il Ministero era forse stato nelle intenzioni più benevolo che io non avessi potuto credere. Non è difficile che nel pensiero Calabria e Abruzzo fossero una sola regione o tutt'al più due regioni limitrofe. Questa è l'opinione di molti in Italia ; e infatti quando Reggio e Messina furono distrutte dal terremoto, molti che pur sapevano bene come io fossi abruzzese, mi si facevano avanti con la faccia addolorata e mi chiedevano con voce funeraria: — Non ha perduto nessun parente nel disastro? — Può darsi, dunque, che il Ministero, mandandomi a Catanzaro, credesse di mandarmi a casa mia o press'a poco; e io sono grato alle sue intenzioni.
Catanzaro era ed è inferiore a Sassari e per estensione della città e per numero d'abitanti e per molti altri riguardi. Bella ed elevata la posizione in mezzo a un succedersi e accavallarsi di aspre e imponenti colline con ampia vallata che gli si apre davanti, ed in fondo azzurreggia la striscia del Ionio. Maestoso lo spettacolo della sera al lumé della luna che si riflette e tremola nelle acque avvicinandole così alla città. Questa bella posizione costa, peraltro, a Catanzaro la noia d'un vento quasi continuo e spesso impetuosissimo e stranamente sibilante su per le tegole dei tetti, anzi, dirò, parlante, perchè i sibili sono talora così forti e intensi che pare arrivino a volte fino alla precisione della parola umana: alla parola s'intende, d'ira e di tetra minaccia. Questo frequente imperversare del vento ha fatto dire a qualcuno:
Il trovare nn amico è cosi raro
Come un di senza vento a Catanzaro.