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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   micia, almeno pulita, poiché non era raro il caso che io vedessi disteso sul petto per ricoprire le miserie nn fazzoletto colorato. Era anche frequente l'abitudine di ficcare un dito nel naso. Io dicevo scherzando che interrogavano il pensiero col dito. E non potevo soffrire l'uso di rafforzare con giuramento le asserzioni; anche a scuola, parlando col maestro, à ogni momento: parola d'onore. Il giuramento è il rincalzo della bugia, e chi più giura, più dice bugie. Tanto questo è vero che chi più giura sono gì' innamorati e nessuno dice più bugie degl'innamorati. Del resto, quest'uso di giurare a scuola con la frase « parola d'onore », non era che uno sbiadito riflesso di quello che avveniva fiiori presso ogni ordine di cittadini. Per strada sentivo spesso ripetere: « sull'onore di mia sorella, sull'onore di mia madre, sull'onore di mia figlia. » L'onore delle donne più eare era cosi portato a spasso per le vie e profanato ogni momento. E tutti questi onori non erano ordinariamente citati per cose gravi, ma per inezie e sciocchezze: — Quante l'hai pagato quel vestito? — Ottanta lire. — Proprio?
   — Sull'onore di mia sorella. — Che rendita ha tuo zio?
   — Diecimila lire. — Dici davvero? — Sull'onore di mia madre. — E siccome colui che parla sa che a questi giuramenti abituali non si presta fede cosi facilmente, tanto essi sono frusti e consumati, spesso accade die si viene a una specie di gara per trovare nuove formule e modi inaspettati e impressionanti. Una volta vidi un tale che dovendo affermare non so che cosa prese sotto le ascelle una bambina di due o tre anni che aveva con sè, l'alzò e disse: — Sull'onore di questa bambina. — Una sera mentre passeggiavo a un bel chiaro di luna, un tale indicando con la mano la luna al suo compagno di passeggiata pronunziò questa formula tutta nuova suggerita