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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
Francesco Savini
Forzani e C., 1895, pagine 612

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   04 Parte III - II comune teramano nell' évo medio.
   dall' influenza sui fedeli acquistatasi dalla Chiesa e dalle concessioni ottenute nel secolo ix dagl' imperatori carolingi (i). Talvolta a siffatte immunità si univa 1' esercizio della pubblica autorità, ciò che, come bene osserva lo Hegel, ebbe immense conseguenze, giacché così i vescovi salirono dalle immunità ai veri diritti di supremazia e di governo (2). Il Bethmann-Hollweg, che scrisse magistralmente su questa materia (3), in un capitolo speciale (4) trova le prime traccie del potere vescovile in quella concordia tra vescovo e conte, cui inculcavano le leggi carolingie, ch'egli cita (5), e nell'aiuto reciproco che essi doveansi prestare fra loro. Tale accordo del resto appariva necessario dall' intrecciarsi che facevano le due podestà, giacché mentre erano sudditi del vescovo i liberi e i non liberi ed anche gli arimanni (abitanti nelle corti e ne' possessi vescovili dentro e fuori la città), al conte rimaneva solo il resto delle terre e degli uomini (6). È difficile però cogliere il momento storico, in cui l'autorità passò dal- conte al vescovo e talvolta nella stessa città dominavano in parte il primo e in parte il secondo. Così egli, adducendo l'esempio di Milano, dimostra che mentre nel 1028 l'arcivescovo avea tanta potestà da intimar guerra a Lodi, nel 1045 il marchese Azzo, conte di Milano, teneva dall'altro canto, in qualità di « Comes istius Civitatis », un placito entro le mura di detta città : esempio unico in Italia (7).
   Nonpertanto esistono sempre documenti che attestano la dominazione vescovile, pubblicamente riconosciuta al secolo x nelle loro città e in un almeno breve territorio ali' intorno. Così v' ha una patente dell' imperatore Ottone I del 962 che accorda al vescovo di Parma la giurisdizione co' pieni poteri di un conte sulla
   (1) Specialmente la podestà di messi loro concessa da Carlo il Calvo: « Ut episcopi singoli in suo episcopio missatici nostri potestate et auctoritate fun-« gantur ». V. PERTZ, Monum. Germ. bist., Ili, Leges I, 530.
   (2) HEGEL, op. cit., pp. 380 e 384.
   (3) BETHMANN-HOLLWEG, Ursprung der lombardiscben Stàdiefreiheit, Bonn, 1846.
   (4) BETHMANN-HOLLWEG, op. cit., II, 3. Enlstehung der bischòfflichen Immunilateti.
   (5) BETHMANN-HOLLWEG, op. cit., p. 92 in nota. Noi però abbiamo visto più indietro (cap. v, § 6) che il vescovo ed il clero già nel secolo v aveano gran parte nell'organismo municipale, e che (cap. vii, § 2) a' tempi 'di Giu-stiniano il vescovo appariva il primo personaggio del municipio.
   (6) BETHMANN-HOLLWEG, op. cit., p. 91.
   (7) BETHMANN-HOLLWEG, op. cit., pp. 114-116; ove in nota alla p. 114 si citano per l'anno 1028 MURATORI, IV, 7, sqq. e pel 104$ MURATORI, IV, 9.

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