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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
Francesco Savini
Forzani e C., 1895, pagine 612

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   IOO Parte III - II comune teramano nell' évo medio.
   prima quali relazioni passassero tra il prelato barone e i sudditi vassalli, e ciò con l'aiuto di una carta enfiteutica del vescovo Guido II del i° aprile 1154, non v'sta dal Palma e tratta per l'Aminoti (i) dal cartolario. Con essa si concede in enfiteusi a Guidone di Rumone e al costui figlio Roberto, fra altro, « un beneficio -« son le parole dell'Antinori - nella Città Teramnense, ed altri nel « castello di Vetice: oltre a ciò tutte quelle robe, che il vescovo « liberto (che pontificò dal 1103 al 1115 circa) avea dato all'avo « suo Guidone, dal quale avea ricevuto ominio » ossia l'omaggi» di vassallo. Peccato che qui non si dica il luogo di « quelle robe », giacché forse in tal caso chi sa che non avremmo un altro argomento della signoria teramana del vescovo fin nei primi anni del secolo xu? In ogni modo questa carta conferma che nel 1154 Teramo era feudo vescovile, siccome abbiamo narrato nel precedente paragrafo, e ci mostra insieme che i vescovi concedevano ai loro sudditi e vassalli beneficii, ossia feudi, nella stessa loro città. Ma un miglior lato ancora di siffatte relazioni è quello che ci porge la narrazione dell' Antinori (2) sui grandi beneficii che recava il vescovo Guido II ai suoi cittadini specialmente nel riedificare Teramo dopo l'incendio e la distruzione seguiti nel suo pontificato. Egli « attese - scrive l'Antinori - a confortare e a sov-« venire i cittadini dispersi, perché attendessero a ristorare la città « danneggiata. E s'applicò esso a fare edificare sopra i fiumi ponti « di pietre e di mattoni, per facilitare gli accessi alla città mede-te sima ». Erano dunque i vescovi ancor presso di noi quei signori miti e benefici, per cui sorse in Germania nel medio évo il proverbio: dolce essere il vivere sotto il pastorale.
   9. Diciamo ora delle relazioni tra vescovo e Teramani quando-questi di vassalli divennero cittadini. Questo passaggio seguì appunto per via di editti vescovili nello stesso secolo xu, e di questi perciò dobbiamo qui tener discorso. Il primo a noi noto è quello del vescovo Guido II dei 18 agosto dell'anno uó'y, esistente ancora nell'archivio vescovile in una copia autentica del secolo XVH (3) (e che noi daremo integro in fine di questo scritto [doc. in]). In esso Guido, già sì benemerito della città per averla rialzata
   (1) ANTINORI, Mss. cit., sui Vescovi di Teramo, ad an. 1154.
   (2) ANTINORI, op. e loc. cit. Egli qui, contro l'uso suo, non cita alcun documento, e forse trasse tutte queste circostanziate notizie dal Muzii, siccome ci farebbero arguire le parole di quest' ultimo (Dial. i) « richiamare i cittadini « dispersi » tolte quasi di peso dall'Aminori.
   (3) Arch. vesc. di Teramo, Carte ilei vescovo Monlesanto (secolo xvn).

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