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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
Francesco Savini
Forzani e C., 1895, pagine 612

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Cap. XVI - Suoi atti nel periodo delle fazioni e delle signorie (1388-1307). 239
   proprio luogo, la parte riguardante l'organismo di quella costituzione, noi qui diremo dell'azione del nostro comune al cospetto di Giosìa, quale risulta dai riferiti capitoli : essa fu quale poteva essere in que' tempi torbidi e fecondi di odii e di vendette partigiane. Cosi nel primo di que' capitoli veggiamo la città riservarsi il diritto di rappresaglia, siccome nel secondo la cacciata del proprio vescovo, essendo costui, perché della grande casata dei Da Carrara di Padova, nemico tanto dell'Acquaviva quanto della fazione allora dominante in Teramo, come prova la domestica storia (i). Non tardò molto difatti il medesimo a mutar sede, sapendolo noi nel 1427 trasferito a quella di Tricarico (2). Eppure, noteremo qui, la famiglia Da Carrara era legata con doppio vincolo di sangue con quella degli Acqua-viva, giacché, mentre Giosìa di Acquaviva aveva in moglie una figlia di Obizzo da Carrara, signore di Ascoli e cugino germano di questo nostro vescovo Stefano, Marsiglio, figlio di Francesco II signore di Padova e fratello consanguineo di costui, aveva sposato nel 1400, come ha il Litta (3), una figliuola di Andrea Matteo di Acquaviva, duca d'Atri e padre del suddetto Giosìa. Anzi pure agli Sforza i Carraresi stringeva un legame di parentado, perocché il predetto Obizzo aveva per donna Antonia di Francesco Sforza, duca di Milano. Ma le burrascose vicende di que' tempi e le inquiete ambizioni de' potenti spezzavano ogni più poderoso vincolo di sangue. — Finalmente nel terzo capitolo 51 comune chiede ed ottiene il bando e la confisca de' beni dell' avverso partito. Degno di nota è pure il modo onde il nostro magistrato considerò la podestà di Giosìa, e questi stesso la fece apparire, e, più ancora, la maniera con cui la riguardò la stessa autorità suprema del regno. Il Muzii (4) adduce un documento della regina Giovanna II del 1426, esistito nel-l'archivio teramano fino ai tempi del Palma (j), in cui Giosìa è così nominato: « losie de Aquaviva etc. affini et consiliario nostro »; nel quale etc. il nostro cronista vuoi vedere una reticenza usata per non darsi a Giosìa il titolo né di governatore, né di signore di Teramo. Il Palmi invece (6), affermando che l'Acqua viva « la face cesse in Teramo da vero signore », di che ancor noi andiamo sicuri, ne riporta a pruova una bolla cardinalizia dei 20 marzo del
   (i) Cfr. PALMA, op. cit., capp. XLVI e XLVII, passim, (i) UGHELLI, Stor. sacra, in Tricar.
   (3) LITTA, Fam. cel. Hai, « Carraresi di Padova », tav. V.
   (4) Muzn, op. cit., dtal. }°.
   (5) PALMA, op. cit., voi II, p. 107.
   (6) PALMA op. e loc. cit.

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