CAPO XII.
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ISTITUTI CIVILI CARATTERISTICI DELLA GENTE LATINA.
§. 51.1 Romani ebbero tendenza alla imitazione, perciocché presero dagli altri popoli ciò, che costoro avean di meglio o che alla gente latina potea convenire. Difatto, vinti i Sabini, fecero gli scudi alla Sabina, come imitarono le armi ed altri strumenti militari dai Sanniti (1): dagli Etrusci debellati il re Tulio Ostilio imitò la sella curule, i littori, la toga e la pretesta (2); le cose sacre in gran parte dai Sabini, le leggi dai Sabini, dai Falisci ed anche dai Greci, benché la nazione greca non fosse stata mai gran cosa in quanto alla legislazione: dagli stessi Etrusci e principalmente dai Pelasgi Tessali impararono a fondar le città, onde le mura ciclopiche, elemento principale della civiltà tirsenica, furono proprie anche ai Latini ; anzi i Latini di questo elemento crearono alle nazioni l'urbanità: e gli Etrusci e gli Elleni anzi che i Sabini ed i Persiani vollero seguire nel dare la forma alle divinità, perciocché furon ben presto plastici, pittori, ec. (3).
Però non solo armi, arti ed istituti presero dai soci e dai nemici, ma benanche le religioni ; perciocché né sottomettevano una città, se non promettevano di onorare magnificamente in Roma i Dei de'vinti, né far potevano l'unione delle genti, se non avesser fuse e fatte umane le varie e fiere religioni dei popoli. I Romani, se avesser veduto che la religione del Nazzareno poteva unirsi con quella del gentilesimo, avrebbero adorato Gesù Cristo coi lor numi.
I Romani mescolaronsi in vita sociale con tutti i popoli vicini, cosicché molti dissero non essere stati un popolo a
(0 Cesare, presso Sai astio, Catti. 5 i.Majores nostri ... arma atque tela militaria a SamnUUm umpserunt, postremo quod ubique apud socios aut hostes idoneum videbatur, cum summo studio domi exeque-bantur. Cf. Niceas Nicen. presso Ateneo, VI, 21 Ardano, ars tactica.
(2) Hacrobio, Satura. 1. I, c. 6.
(3) Tertulliano in Apologia: Signa Graecorum et Tuscorum Romam mundarunt, V. Plinio, 1. Ili, c. 7 ; 1. XXXIV, c. 7. 1. XXXV. c. 3 e 12 : Strabone, 1. Vili, Livio, 1. 2 e 4; Yirgilio, Aen. 1. VII, v. 178.
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