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poca «sl«Mi civilxoittatìa»za, e perciò, Blando l' equilibri® internazionale; non potevano aver né oltrapotent» concor-renza commerciale, né muover vittoriose le -armi cootra gli stati italiani. A questa aggiungeremmo la verginità del suolo italiano, come propria di tempi assai più vicini alla formazione della tèrra, se non tenessimo per ridicola questa'ragione. Or» in questo stato di cose l'azione del popolo romano incontrar doveva quasi insuperabili difficoltà» e perciò sforzi continuati straordinari costò la conquista dell'Italia. Ma i Romani doveano vincere, giacché a questo dtfvèa condurti non la fortuna, idolo degl'inerti, ma gli elementi potentissimi e sempre crescenti della romana civiltà, e, quasi per dir saremmo,' la.stessa provvidenza, come ben dice & Agostino e S. Tommaso. Direndo adunque per i Romani essere avvenuto all'Italia ciòcche dice Plinio; Dkaltsr terra omnium terrarum atumna eadem me pareti* ; nomine Déerum electa quae Goelum ipsum elarius facente sparsa congregaret imperia^ ritusque mottirefc, et Mpopulonm discordes ferasque ìmguas .sermoni» eommeteio contrakeret , eoUoquim et kummiUskm homàU darei ; kreoiteme una cuti-etarum gentmm in telo Orbe patria fieret {1
{*> mt. Nat., i. tir, c. 6
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