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Degli Abruzzesi Primitivi
Saggio mitico-storico
Panfilo Serafini
Tipografia di Monte Cassino, 1847, pagine 289

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   a vicenda, poco si conoscevano, e poco si giovavano l'una l'altra degli clementi civilizzatori, che separatamenti possedevano. Oltre a questo siffatta commistione era più necessaria, perchè, laddove nelle odierne società le classi son più o men preste e facili a fondersi e mescolarsi, nelle antiche generalmente le caste severe ponevano, fortificando con arti scellerate l'idea di straniero, una insormontabile barriera non solo tra popolo e popolo, ma benanche tra le classi diverse, e talvolta fra l'una e l'altra famiglia, come fece la nefandissima casta sacerdotale dell'Egitto, la quale, coman~ dando che la umana probità sempre ripullulasse pe'rami, e, facendo contro a chi ordinava agli splendori mondani general ministra e duce ch'e permutasse a tempo li ben vani, stabilì una costituzione immobile come le piramidi, arcana come i geroglifici, enigmatica al pari della sfinge , despotica più della stessa tirannide. Da questa divisione scellerata nascea, che i sangui degeneravano subitamente e ne procedeva l'indebolimento fisico delle popolazioni, le volontà senza arbitrio ed elezione davan luogo alla inettitudine , onde si metteva a niente quella vita sociale figlia delle grandi deliberazioni, ogni cuore svigorato isterilivasi a poco a poco del sentir generoso, s'intorpidivan le menti quasi profondate nella carne, uccise dalla monotonia, dal difetto di unità nello scopo, della division sempre crescente del lavoro, ec. Così faceasi la via alle armi straniere, cosi quelle caste che ammiserivano il popolo, creavano da sé la forza di chi prima assaltavale, così gli sciolti elementi dell'imputridito corpo sociale germogliavano nuovo fiore di nazionale prosperità, spuntando i principi della vita novella dal calpestato terreno. Quando le nuove famiglie vengono a ringagliardire i popoli o accasciati dagli ozi vili e dalle inumane libidini, o incadaveriti per le mali arti del dispotismo, quando vengono a scuotere i popoli da un letargo di morte; allora la provvidenza pone la potenza de' popoli in mano a persone anche degenerate ed inetti o per imbecillità di mente, o per inesperienza, o per la bontà stessa dell'animo. Da tutto ciò si vede, che la provvidenza non potea condurre le antiche genti a vita civile, se non per mezzo della commi*