VI A MILITA
•¦ verdeggianti (la farle distinguere nell'eslate da lontano, lal-•hè. i montanari dicono esservi passala in cocchio la fala Sibilla. Di là correva per la Macchia dei faggi e dopo i villaggi Ca-pricchia e Ritrosi passava il Tronto sopra un ponte, del quale rimane tuttora un pilastro, e di là nelle pianure di Amatrice. Da questa città si riuniva alla Salaria a Tornio o più al S. in un punto meno divergente da Antrodoco. Grandiosi avanzi di una rocca detta il Castello del re cianfrino si vedono fra i dm-ripidi monti di Campii e Civilella, la quale è da credere clic non solo forniva una stazione alle soldatesche, ma proteggeva altresì la via Melella, la quale correva pec 50 miglia antiche ila Introdoco a Vallorina e da Roma a questa stessa contrada per 119.
Dalla detta gola la via Melella scendendo e penetrando nella valle del Salino si stendeva lungo questo fiume sotto Ripa di Civilella e, ad òstro del passo, inlino alla pianura di Faraone ed in parte del terrilorio di S. Egidio.
Da Fonti• » Sull'i lino presso Garrulo era comune ai Piceni e ai Pretuziani, ma da Garrufo tutta nel Prcluzio perveniva alla Seentella. donde, divertendo per I' eminenza di Vallorina e correndo lungo la dritta sponda dell' L'brata. riunivasi alla Salaria a N. di Torlorcto e dell'antica foce del Salino.
V Yia Raussa. l'n'altra strada meno lunga della Metella dalla gola di Tre Termini, dove mettevano capo le linee territoriali dei Sabini, dei Pretuziani e dei Pinnensi, lasciando a dritta .Nerito e a manca Tottea, giungeva pel più breve corso all'Adria-lieo presso la foce del Vomano. Quivi, ma più a scirocco della foce odierna, questa strada che era un ramo della Salaria, si riuniva alla consolare, dove i Pretuziani avevano un piccolo porlo e un porto con castello gli Atriani.
Si vedono tuttora gli avanzi di due ponti di questa strada, uno a circa i km. '/-j di Poggio L'mbricchio, un altro nel piano di Galluceio ad un miglio e più a libeccio di Tottea. che per la grossezza dei macigni addossali c commessi senza cemento il volgo dice opera dei Paladini.
I na colonna miliare col numero CUI, ora di sostegno al battistero della chiesa di Poggio Fnibricchio, dedicata agli imperatori Valenliniano, Valente e Graziano nel cui impero la via fu restaurala, segna la distanza da Roma al sito ove si rinvenne, cioè nella sottoposta pianura del Vomano, mentre il frammento di una tavola di bronzo rinvenuto nel piano di Guardia, a pochi passi dalla via odierna, ci svelò il nome e. l'esistenza di questa via anliea. La Raussa, oltre alla facile comunicazione dei Pretuziani, Palmensi e Atriani, deve considerarsi come strategica per tenere in freno cioè i delti popoli e aprire ai Romani un breve e diretto passaggio all'Adriatico.
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