IL GRUrro DEI MONTI DELLA L.VGA.
signorili del'a ritta a qualche signore feudale delle vicine contrade, m i le preghiere, la resistenza la saviezza dei cittadini riuscirono ad impedirli) finché Carlo confermò tutti gli unti chi privilegi, promise di non alienare Teramo, dichiarando nulla l'alienazione che ne facessero i successori e per-mrttendole di resistere a mano armata, senza nuta di ribellione. Fu allena che la città assunse per suo titolo : Teramum rt/jiu fidclisxima Fitleicomi.1-saria Ci rito*, e.lie ritenne line» al 1807.
Fiorivano in Teramo, in quel tempo, il commercio e la manifattura dei panni - lana, particolarmente di drappo rosso, detto Comorra. e nero, detto Fioretto, ma decaddero poi per le replicate piraterie dei turcni sulle custe, e per le devastazioni dei banditi, durate fino alla line ilei secolo XVII.
La città di Teramo dal 1Ó30 al 1GS4- e da quest'epoca fino ai giorni nostri, >ubi la sorte comune a quella di tutte le altre città del Regno delle due Sicilie, ridotta da Stato autonomo e .splendido alla miserabile Condizione di provincia spaglinola; mala signoria che rese ognora più gravi le tristissime coudizioni dei popoli e potentemente contribuì alla Corruzione dei costumi, delle lettere e delle arti. Teramo, situata sui confini dello Stato, andò soggetta a due inali gravissimi: a fornire di alloggi militari l'esercito nelle incessanti guerre che la Spagna ebbe a sostenere nei paesi Bassi e nella Lombardia, ed ai banditi che, rinchiusisi e rafforzatisi nelle montagne di Civitella e di Ascoli, recavano gravi e continue molestie alle due provinre limitrofe, con non ni colo detrimento dell'agricoltura, del commercio, dell'industria e delle finanze della citta già esausta, perché obbligata a stare continuamente sulla difesa. E eome ciò non bastasse, una carestia afflisse nel 1021 i cittadini. — Né effetto alcuno sorti la gloriosa rivoluzione del Hii7, alla quale Teramo e gli Abruzzi presero parte. Oppressi dalla tirannia i popoli er.no divenuti impotenti a migliorare la loro politica Condizione: pur vivevano e tacevano.
Mentre era viceré di Napoli il Marchese da Carpio, con ordinanza del 27 novemhrc 1GHi-, venne distaccato dalla giurisdizione dell'udienza di Cliieti quel tratto di paese che trovasi fri il corso del fiume Pescara e le frontiere nello Stato pontificio, e se ne formò una nuova provincia, con cu/io-rnolo, uditori, fiscale ed avvocato pei poveri. Cosi Teramo divenne rapo di questa nuova provincia, sebbene avesse comune con CI»ioti il Preside, il quale nero teneva residenza or nell'uno, or nell'altro dei capoluoghi, secondo il bisogno.
Venne assediata in appresso durante il Regno di Carlo 111 di Borbone. Ma all'imperfetta amministrazione della giustizia fu dato riparo nel 4778 per opera ed incitamento dell'illustre Melchiorre Delfico} «• Teramo non solo ricuperò la regia udienza nella sua pienezza, ma iu luogo di avere il Preside comune con Chieti, ne ottenne uno stabile e proprio. — La civica amministrazione ed il comunale consiglio Teramano, presieduto dal giudice civile eletto dal Comune, erasi col fatto ristretto a 48 famiglie fra le più civili le quali ompouevano l'ordine dei consiglieri, godevano la voce attiva e passiva in tutti gli affari cittadini e nell'esercizio di tutti i pubblici affari. Pure per taluni di questi rimaneva l'uso di convocare il parlamento generile, presieduto dal regio governatore. 11 sistema ebbe fine con un regale dispaccio 1U dicembre 1770 in seguito a dispute sorte. Nei due ordini civile e popolare si dovevano scegliere ogni tre anni dal parlamento, formato da tutti i capi di famiglia, SU decurioni, meta per ogni ceto, i quali dovevano eleggere un sindaco assistito da tre altre persone. — Negli anni seguenti la città progredì sempre più: la cattedrale tu restaurata maggio 1776) e compiuto il bel Cappellone, ove nel detto anno furono processionalmente portate le ossa di S. Berardo dal Vescovo Sambi ase; nel 1788 si istituì una Società letteraria, cui presero parte gli ingegni più eletti della provincia. — Nel 4780, sebbene fosse circondata da insorti armati, Teramo non prese parte ad alcun movimento e si tenne tranquilla; ma addi 11 dicembre 1708 fu presa dai francesi che vi proclamarono la repubblica e imposero forti contribuzioni, non ostante viva difesa per parte della popolazione; l'abbandonarono poi l'anno seguente, e Teramo rimase per due giorni senza governo, non avendo saputo per gelosie di parte provvedere.