Stai consultando: 'Guida dell'Abruzzo ', Enrico Abbate

   

Pagina (138/294)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (138/294)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Guida dell'Abruzzo

Enrico Abbate
Club Alpino Italiano Sezione di Roma, 1903, pagine 287

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   IL GRUPPO DEI MONTI DELLA. LAGA
   li;'.
   delle feste solenni adorna l'aitar maggiore, venne .sostituito all'altro, anche d'argento di gran valore, rubato nei 141G. E' opera di Nicola Oalucci da Guardiagrele, scultore e cesellatore insigne, vissuto un secolo prima di Benvenuto Cellini, il quale condussi? opere meravigliose per arte, stile purissimo, leggiadria e concetto. Questo superbo palliotto venne compiuto durante il tempo che teneva la signoria di Teramo, Giosia di Acquavi va. I/opera cominciata nel 1i3a fu compiuta nel 11W. Presenta essa, nel mezzo, il Salvatore circondato da raggi luminosi, che sostiene colla mano sinistra un libro aperto, mentre tiene la destra in atto di benedire. A destra si vedono i quattro Evangelisti, con epigrafi tolte dai primi versetti dei loro Evangeli; a sinistra i quattro dottori della chiesa latina. In altrettanti quadretti disposti simmetricamente sono scolpiti i principali misteri della redenzione; i quadretti sono divisi da ligure di santi ed emblemi diversi condotti a niello con grande finezza, e bene armoniosi colori, l'n'iscrizione gotica porta il nome dell'autore. Nella sagrestia sono sei tele. Quella di mezzo, la maggiore, rappresenta un gruppo di canonici a pie dell'altare ili atto di reverenza, e sull'ultimo gradino in abito pontificale S. Berardo sostenente con la sinistra il pastorale e benedicente con la destra il popolo. E' notevole pel distacco delle figure ed il risalto dei colori. Le altre tele di maggior finitezza di contorni, rappresentano S. Berardo che fa miracoli. Bellissima poi c la tela sull'altare che ritrae Adamo ed Eva nel paradiso terrestre
   l'scendo dalla Sagrestia alla Canonica ed entrando nell'orto del Seminario siamo nel mezzo del Teatro di Interamnia. Ne resta poca parte ed a metà nascosta dal suolo rialzato dell'orto.
   Dai miseri avanzi del Teatro useiti nel chiassuolo curvo che mette al largo di S. Bartolomeo, il quale sLocca nella piazza della Cattedrale, e scesi nei sotterranei della casa Pirocchi e dell'attigua del Municipio adibita a caserma deli-Guardie Daziarie si scorge che la curva o l'arco formato dalla casa del vicolo é la curva dell'antico anfiteatro, del quale si possono ammirare i magnifici avanzi e indovinarne il disegno, l'n parapetto di pietre comuni o podio, tinto alto da dividere in modo sicuro gli spettatori dalle belve lottanti, chiude l'arco in tutto il suo giro. A tale muro si vede poggiata una serie di volte larghe m. 2.12 di pietre spugnose che sostenevano la più bassa galleria per gli spettatori. La parte posteriore della vòlta è sostenuta «la pilastri ai quali è raccomandata ad ainho i lati una seconda vòlta o muro di piccole pietre legate con Cemento. Li corda o spina dell'arena serve di fondamento alla facciata della chiesa di S. Bartolomeo e delle case laterali in linea rett i : l'anfiteatro aveva l'apertura principale verso il Mereato, poco discosta ila duella del teatro e tra l'uno e l'altro edificio si elevava un tempio sacro a Giunone.
   Proseguendo per la via dell'Anfiteatro, si trova a destra la stradi di Porti Romana. Imboecliiamo questa via. A metà ili essa attira subito l'attenzione una beila casa (n. 2!>) con vaghissime finestrine ogivali. In alto è murata una lapide con due teste che si guardano e che hanno, al di fuori la lingua. Sopr i di esse è l'iscrizione : A lo parlare a