ITINERARIO II IL GRUPPO DEI MONTI DELLA LAGA 1)7
d'armi, dove liberamente potevano manovrare i soldati anche in numero considerevole, esistono tuttora cisterne cosi ampie, che occupano quasi l'intero perimetro della piazza, e le acque stagnanti, verdognole, al più piccolo sassolino che vi si getti fanno sentire un'eco profonda. E li vicino e 1» piazza cosi detta del tjirnlirn', ove era il monumento a .Matteo YVale, il Comandante del presidio udì' assedio del 1800, monumento stato ora ricostruito urli' interi o della città. — Dall'alto di questa fortezza degna di visita (rivolgersi al custode), e splendido il panorama su tutto il territorio Teramano, sull' ampia distesa del mare, sui colli che man mano scendono ad esso popolati di paesi e città, sulla Maiella, sul Gran Sasso, sul monte di Campii e sul monte Girello o dei Fiori, divisi dalla gola, nella quale si vede scorrere il Saliuello, sul .monte dell'Ascensione, sui Sibillini, sui colli e la città di Ascoli Piceno. E una enorme superficie di suolo, varia, divisa, frust agliata, e l'occhio dallo scoglio denudato, dai gruppi dirupati e dai monti corre ai poggi ubertosi e alfe convalli verdeggianti. Per la stessa naturale posizione di questo castello, Civitella era te-i uta per una delle principali piazze forti degli Abruzzi, e lo dimostra la sua storia.
Secondo il Cluverio, là dove s'inalza Civitella, ebbe sede la famosa Rerctra ricordata da Plinio, Come situati nel Pie.»; o, e da Tolomeo col nome di urbs /{ •rctra forte propugnuruturn advertn.i ti oste*, ove i Romani dedussero una e Ionia ed ove trovarono asilo gli abitanti di Truentum distrutto da Siila. — ( erto Civitella del Tronto era fortezza quando nel 4053 i Normanni si batterono contro le milizie di Papa Leone IX, che rimase vinto e prigioniero in questi dintorni. Civitella fu Comune ordinato da propri statuti, rispettati dagli Svevi, dagli Angioini, dagli Aragonesi. I suoi concittadini per merito di guerra godettero amplissime franchigie. Noi J 557, il duca di Ghisa, generale (Ti Enrico II di Francia, che si era collegato con Papa Paolo IV contro la Spagna, assediò Civitella con 40,000 soldati. Per ben cinque mesi Civitella, difesa da Carlo Loffredo, figlio del marchese di Tri vico, e aal conte di Santa Fiora, re-sist-, finché giù to in aiuto il viceré Ferrante Alvarez, duca di Alba, con 22,000 fa- ti e 2000 cavalli, che si posero a campo nella vicina Giulianova, i francesi furono costretti a togliere l'assedio e riparare in Ascoli; gli assediati di guarnigione eran tutti italiani; noi vi fu un disertore; fra borghesi e soldati era un gareggiar di valore e le donne, per far credere maggiore il numero dei combattenti, coprivano di morio i le loro trecce e passeggiavano sulle mura ii curanti delle cannonai nemiche. Atti di valore italiano, mezzo >• colo dopo la disfida di Mariella. In guiderdone Filippo II di Spagna conferì alla città il titolo di fidelissima. — Nel 1580 fu registrata città di regio demi' io co i 892 fuochi. Fu in questo secolo che raggiunse la sua maggior fiorili zza.
Cii'altra volta fu assediata il 20 dicembre 4798 dal generale francese Duchea «e, che in capo a 18 ore d'assedio venie ad accordi col coniai dante del forte, lo spagnolo Giovani i Laeombe, sebbene questi avesse presidio sufficiente, armi, uni i/ioni e viveri. l'n terzo assedio sostenne nel 1805 dura' te i rivolgilo- ti politici avvenuti in tutta Italia; il maggiore Matteo YVade, che occupava la fortezza di Civit-Ila con un presidio di 300 militi provo ciali e p ichi artiglieri, aiutato digli abitanti, volle sostenere la causa del Re Morbone ili Napoli. Civitella fu assediata da truppe francesi ed italiane sotto il Comando prima d -I generale Miollis, poi sotto quello del generale Lecchi di Mrescia, e quindi sotto quello del generale Frigeville. (ìli assediati opposero per ben quittro mesi una valorosa resistenza e solo dopo presa la città, il castello, già rovinato dalle bombe, si arrese eoll'onore delle armi, in uno col piccolo presidio, ridotto ad undici artiglieri, dieci soldati della milizia provinciale v nove ufficiali, oltre il comandante, l'i a iscrizione latina sulla base del uioi umento sopra citato ricorda l'ostinata difesa. Si narra chr nella resa nessu o aveva il coraggio ili consegnare la bandiera, e fu perciò eletto un soldato divenuto cieco combattendo, che poteva compiere P ingrato ministero sei za essere spellature del trionfo del nemico. L'uffici de fra- cesi» ritenne ciò in insulto e ne chiese co-to al coma-dante il presidio, il (filale rispose con fermezza essere stato desi irato a tale ufficio un cieco per risparmiare ad altri la pea di vedere in mani nemiche quel sacro deposito, commesso alla loro fede ed al loro valore.