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Guida dell'Abruzzo

Enrico Abbate
Club Alpino Italiano Sezione di Roma, 1903, pagine 287

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a cura di Federico Adamoli

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   ITINT.UA1U») \I
   opinioni di coloro ohe l'Atria l'ondati di Diomede ii la nostra ••• li-ii l'Adria sul IV»; tralci imo l'opinione di chi la ritiene edificata dai Tir-ii o i li pffltsgi » >li chi, dalle medaglie r'1 rovai nel suo agro e dai régni mbolici di < -, h anche di-dotto eh»; una colonia di giovani delle diverse -enti e ib ti barine, nuli esclusi i Sabi o, salisse le più alte cime dell'Appennino nei colli e pianure proisiuio di' Adriatico. In tutto •i «lesto buio ' l'orse più v» rosi mi le I origine etru a »» elio Dionigi fosse poi della città il ripopol itore nel IV secolo di Roma. Le grnttrt accennate stareb-
   • T •• a ,«i o va re quest'opinione, perché sembrano d'epoca assai anteriore a quella ai Dionigi. Comunoue sia dell'origine, certo si che il n -me della
   Ut. fu Hai rio. inziclu ffadria. Nu.la tappiamo però della sua storia anteriore
   • 1 i a occupazione che Dionisio,il vecchio tirando di Siracusa» m' fece con una sua co-¦ nia, ii i t< \p temp< che alt re ne fondò InH'oti\> j iva lell'Adriatic et
   av. G. C., <• che una nuova colonia etnisca vi fu già dedotta, alla quale si vraraose quella Ip dita dai Romani ver, il a. C. Deva I ita «la Aniu-; ii«', il qu ile, a quanto narra Polibio, fece lavare col vecchio vino di questi •iiughi la numerosa uà cavalleria per liberarla dalla scabbia da cui era ii -
   • tta, fu una delle -ti> colonie latine rimaste fedeli a Rum .. continuando a i rmr tr unto d'uomin e danaro. In compenso fu dichiarala municipiurn. 1
   filit i riceve uni i uova colonia romana. Gli antichi scrittori celebrarono la bcondilà dei be,ti.imi e dell' galline ati-ianc. Tra le divinità ud.iat»' in Atri i eri tun-ii Giove Dolicrnn, nome sortito da Dui chene, citta «li Dalmazia; ad - i «dolsero il voto li Atriani pe la ilut-* dell'Imperatore M. Aurelio Sito, -ir.lido un'iscrizione riportati <1 il .Muratoli e trovata in una tavola di brou/o. L'imperai e Adriano considerava Atria come sua vera patria, benché -¦¦¦.tu • i wios proavi vi ive-sero ìvuto i natali, e da una iscrizione è detti .'olonia A liit flndria. Il suo territorio formò in origine un distretto separato indipendente, con monete proprie avanti la leggenda HAT, come vedremo. Ali la con>-rvó il uo antico splendore nei tempi dell'Impero, come è ma--iil'•!<» dalle strade che >i aprirono da Roma a questi città; ma dopo la venuta dei barbari cominciò a decadere ; ai conservò però e nella sua piccolezza .: trova aoe . a nell'antico sito sotto il nume di Atri, a cinque miglia dall'Adriatico.
   Nella città si vede tutl'orr», in una grotta contigua ad una cantina di casa Surriechio, un -;ran pavimento, formato da piccoli mattoni a taglio ed a fi--ura serpeggiante, clie ;i «lice pertinente a terme fatte costruire da Adriano. I.i mira della città giravano una volta per più miglia; o^gi se ne osservano av -nzi Mei dintorni.
   Come c:ttà marittima, {ebbene distante dal mare, al dir di Plinio, 7 miglia
   • oggi assai meno), Atria aveva il suo navale o emporio; in progresso «li temji i diveni.e castello: Matrinum o Afacriuum Oppidum. Volb-ro alcuni che
   • sorgesse alla foce del Piomba, detto Porlo d'Airi, ma forse con più r.t-..••ne è ii i altri -.-ituit.» sulla opposta sponda del Vommo, nel luogo ora palustre d»'tto delle .Sr.-/•»•¦• < propri .menti nel sito d Ila Torre dei t allonici, love si o:m trovati mattoni '«'.la leggenda /fui • anfore coll'i ni pressione nei ni i «iclir della voce greca Inflitte.
   Durante il medio evo questa città uhi la sorte comune a quella di tutte i' illre citta «iella penisola, quando, caduto in rovina il decrepito Impero roano, l'I! i . » cadile in potere dei barbari «b-l settentrione. Atri foce parte del Ducuto «ii Spoleto e«i in «eguit j.a s'. il domini. dei Franchi. Nel 44dopo m .rte li R- Ru. -iero I, \tri tu devastata da Roberto di Loretello, conte •;. Ras-Favilla; qu- » > principe ed i suoi discendenti vi tennero dominio fino lia ii di'l se. ol., XII. ma spentisi la fami-di a dei Loretello con Maria, moglie del re 'l'I'lt-'heri i. Atri psmò Slicce.ssivam lite al Papi, agli Svevi, a l'I. Angioini e poi illa polente tamiglia degli Acquaviva.
   Nel liilb Riccardo d'Atri vi accese la uerru civile mettendo a fuoco i case di color i eli - si ej-ino serbali fedeli a Roberto d'Angiò, e nel 1 i2H le truppe di Lautrec la devastarono e vi recarono la peste. — La prima .-. ii che _li Acqiiiviva appariscono nella storia della nostra regione »• nel )! quando Enrico VI confermò i Raiuildo di Acquaviva e«l a Foresta, di ni moglie, alcuni fornii avuti da Leone ii Airi, padre ili Foresta, fra i quali